Centinaia di certificati di malattia per gli autisti dell’Atac, tutti con lo stesso timbro: quello di un medico arabo. Eppure la grafia che compare sui fogli spediti all’azienda dei trasporti non è sempre la stessa. Il particolare è saltato all’occhio degli ispettori della municipalizzata romana - un colosso da 11mila dipendenti, con un tasso di assenteismo che macina record su record - tanto che ieri la società ha chiesto una perizia calligrafica a un pool di esperti esterni e della vicenda è stata informata anche la Procura della Repubblica.
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Giovedì 1 Ottobre 2020 di Lorenzo De CiccoIl sospetto è che decine di dipendenti abbiano sfruttato la compiacenza del dottore arabo, un pediatra, per godere di permessi retribuiti non dovuti. Oppure che gli autisti siano in qualche modo entrati in possesso del prezioso blocchetto dei referti, per poi moltiplicarne a dismisura i benefici, inventando di sana pianta le malattie dei figli. Malattie che, a differenza di quelle degli adulti, per legge non sono gestite con una procedura «informatizzata»: il certificato, in sostanza, non viene spedito dal computer del medico curante, ma si porta ancora a mano, oppure viene inviato dagli interessati. Una pratica che la partecipata del Campidoglio vorrebbe cambiare: a luglio i manager delle Risorse Umane hanno incontrato l’Inps e il Ministero del Lavoro, proprio per trattare l’argomento. Sarebbe una svolta storica, ma richiede tempo. Intanto autisti, macchinisti e operai dei depositi continuano a consegnare gli attestati di malattia dei figli per proprio conto. E qualcuno, a quanto pare, ha trovato un modo per approfittarne, almeno fino a quando non è stato scoperto.