Roma, Atac: slitta il piano di salvataggio. «Ma servono 220 milioni»

Giovedì 4 Marzo 2021 di Francesco Pacifico
Roma, Atac: slitta il piano di salvataggio. «Ma servono 220 milioni»

Slittano di un anno i tempi del concordato a cui è soggetta l’Atac e con esso il pagamento totale ai suoi creditori.

L’ha chiarito l’amministratore unico dell’azienda, Giovanni Mottura, in una lettera del 24 febbraio ai commissari nominati dal Tribunale, garantendogli il riconoscimento del dovuto, dopo i dubbi mossi da questi ultimi anche in una missiva alla sindaca Virginia Raggi. Ma Mottura nella sua lettera ai commissari ha fatto intendere che il buon esito del concordato è legato a una partita non meno delicata: cioè soltanto se il governo, il Comune e la Regione inietteranno direttamente o indirettamente (attraverso i ristori oppure con operazioni straordinarie come l’acquisto di immobili) quasi 220 milioni di euro. Altrimenti - anche se il manager non lo dice - tutto sarà da ridiscutere.

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Per la precisione Mottura è convinto di staccare un primo assegno ai creditori «già entro l’estate del corrente anno», con «un primo piano di riparto a favore dei creditori chirografari, per importi che, salvo ulteriori incassi, si stima possano essere non inferiori a 50 milioni di euro». Per il resto i tempi slitteranno alla fine del 2022, come prevede il decreto 223/2020 per le società sotto concordato preventivo.
Le iniezioni di liquidità sono fondamentali per tenere in piedi Atac. C’è da affrontare un crollo della bigliettazione nel 2020 «di 140 milioni di euro rispetto al 2019», che soltanto per meno di un terzo – precisamente per 55 milioni – sono stati compensati dalla Regione», la quale a sua volta li ha recuperati dal governo. Per l’anno in corso poi, complice la paura di contagiarsi e il contingentamento sui mezzi, le prospettive di bigliettazione «non lasciano allo stato prevedere margini certi di ripresa», con una riduzione ipotizzata tra gennaio e giugno del 60 per cento. Nonostante gli sforzi e il ricorso ad ammortizzatori sociali e sgravi fiscali, il costo del lavoro è sceso soltanto 5 per cento: per gli stipendi degli oltre 11mila dipendenti si è passati da 538 milioni (dato del 2019) a circa 511 miilioni. Detto questo, Mottura è convinto di poter chiudere anche nel 2020 il bilancio con un lieve “utile gestionale” e di aumentare del 17 per cento i chilometri effettuati da bus e metro.
In questo scenario si apre la scommessa sui soldi che arriveranno dall’esterno. Fondamentale è l’apporto che arriverà «attraverso il Fondo di compensazione dei mancati ricavi da titoli di viaggio», con Atac che spera di incamerare almeno 75 milioni. 

Poi ci sono i 40 milioni che la sindaca Virginia Raggi ha già annunciato di versare alla sua controllata, che però spiega Mottura è «una anticipazione finanziaria restituibile a 12 mesi dall’erogazione». Delicata poi la partita della vendita degli immobili, che per il concordato deve portare 90 milioni. Secondo i commissari si va verso una minusvalenza di almeno 50 milioni di euro. Per risolvere questo il nodo, il Comune verserà 28 milioni per acquistare le ex Rimesse Vittoria, Ragusa e quelle dell’Area di Acilia, ma le minusvalenze saranno comunque attorno ai 15 milioni di euro. Mottura spera, poi che nel corso di una transazione tra Roma Capitale, Atac e Roma TPL su debiti pregressi, il Campidoglio possa cancellare pendenze per 49 milioni di euro. Parallelamente Atac rivendica come «importo residuo dei crediti verso Roma Capitale ancora da incassare 36.253.723, milioni dei quali 17.666.849 riguardanti la Gestione Ordinaria e 18.586.874 riguardanti la Gestione Commissariale». Ma la procedura è in stallo perché «non è stato rilasciato il necessario parere da parte dell’Organo di Revisione Economico Finanziaria», che «lamenta la mancanza di un valido titolo giuridico». Intanto via Prenestina ha comunicato durante una seduta della commissione capitolina un calo del 30 per cento degli impianti negli ultimi due anni. Detto questo 69 strutture registrano problemi.

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