Roma, in Atac «scarsa manutenzione»: primi indagati per flambus

Lunedì 20 Luglio 2020 di Adelaide Pierucci
Atac, primi indagati per flambus: «Scarsa manutenzione»

Il fenomeno romano dei flambus ha una matrice: la scarsa manutenzione predisposta da Atac. La certezza arriva dall’esame dell’ultima perizia ordinata dalla procura sui mezzi della municipalizzata dei trasporti di Roma andati in fiamme. Il risultato: gli inquirenti hanno appena sollecitato quattro elezioni di domicilio che, nei prossimi giorni, potrebbero portare ad altrettante iscrizioni nel registro degli indagati. Il reato contestato è incendio colposo. I problemi strutturali dei bus, con percorrenze medie di seicentomila chilometri e perdite d’olio ripetute al cambio e al motore, sarebbero aggravati da una «manutenzione non adeguata». La perizia, stilata dall’ingegnere Rodolfo Fugger, su disposizione del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e i pm Mario Dovinola e Francesco Dall’Olio, ha riguardato una decina di autobus del trasporto pubblico, finiti all’improvviso in fiamme tra fine 2018 e i primi mesi del 2019, escludendo i mezzi ridotti in carcassa, inutili ai fini degli accertamenti, ma anche gli ultimi casi registrati per delimitare l’inchiesta.

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LA PERIZIA


La prima particolarità emersa dalle verifiche è che, nonostante i bus distrutti appartengano a case costruttrici diverse, le fiamme si sarebbero comunque scatenate con le stesse modalità. In alcuni casi – è stata la conclusione - a causa di guasti rattoppati alla meglio. I magistrati, per evitare che i continui incendi possano coinvolgere gli utenti, potrebbero, quindi, decidere di inviare ad Atac e Campidoglio le indicazioni per la messa in sicurezza dei mezzi. Un allarme già lanciato dall’ingegnere Fugger che, in una perizia precedente, eseguita su altri bus bruciati, allargava il tiro auspicando «che più a lungo termine l’intera comunità scientifica internazionale, compresi i costruttori di veicoli e le aziende di esercizio di trasporto pubblico, si sedessero attorno a un tavolo tecnico per mettere a punto degli standard tecnici di riferimento sulle caratteristiche di collocazione e dimensionamento dei principali componenti meccanici, elettrici, ed idraulici, all’interno dei vani motore degli autobus, con lo scopo di minimizzare il rischio incendio».



Il fenomeno degli autobus flambé sembra essere tipicamente romano.
Un particolare che non poteva essere ricollegato solo a sovraccarico, usura e inadeguatezza del manto statale. I dati sono da allarme rosso. Nel 2019 sono stati 23 i mezzi in fiamme, di cui 14 andati distrutti. Dal 2016, sono stati danneggiati dalle fiamme o bruciati 149 bus in tutto, tra mezzi Atac e Tpl. Nel 2016 ci sono stati 36 episodi di incendio, 46 nel 2017, 44 nel 2018. Il 2020 è partito con lo stesso trend. L’ultimo incendio, due settimane fa, in via della Sorbona, vicino al Gra, svincolo per via di Tor Vergata, ha terrorizzato passeggeri e conducente. Già nella precedente perizia, che però aveva escluso una regia occulta dietro ai bus in fiamme, l’ingegnere Fugger aveva focalizzato l’attenzione sulle componenti meccaniche e sull’usura dei mezzi.

 

LA CONSULENZA


«Dall’esame delle schede di manutenzione correttiva, il sottoscritto consulente tecnico, scriveva Fugger esaminando un mezzo bruciato nel 2017 - il mezzo in esame nelle settimane, mesi precedenti aveva manifestato frequenti perdite di olio da vari gruppi meccanici». «Nell’arco di due anni - specificava l’esperto - il mezzo aveva subito per tre volte la sostituzione del motorino di avviamento, e circa un anno e mezzo prima dell’incendio, si era verificato un principio di incendio nel mezzo, a causa di guasti agli alternatori». In questo caso, il mezzo, nel 2016, con 588.650 chilometri percorsi, aveva superato il collaudo positivamente, senza segnalazioni di anomalie «salvo aggiungere un lungo elenco di componenti da sostituire urgentemente». Nel frattempo «il mezzo già a rischio incendio da due anni» continuava a viaggiare.

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