Ardea, la madre di Andrea Pignani: «È rientrato a casa confuso con la pistola in mano. A quel punto sono fuggita»

Martedì 15 Giugno 2021 di Alessia Marani
Ardea, la madre di Andrea Pignani: «È rientrato a casa confuso con la pistola in mano. A quel punto sono fuggita»

«L’ho visto rientrare in casa con la pistola, era trafelato e confuso, il viso tirato, ho capito subito che aveva combinato qualcosa di molto brutto e sono uscita fuori». Rita Rossetti, 64 anni, la mamma del killer dei due bambini e dell’anziano di Ardea parla con voce disperata, ma allo stesso tempo rassegnata, con i negoziatori del Gis, il Gruppo intervento speciale dei carabinieri che domenica pomeriggio ha fatto irruzione nella villetta di viale Colle Romito 238, trovando l’uomo, Andrea Pignani, 34 anni, già morto suicida.

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Le parole della donna le hanno ascoltate anche i vicini durante il breve lasso di tempo prima che, nella via, piombassero i militari locali allertati dalle chiamate al 112. Gli altri abitanti sono poi corsi a barricarsi nelle loro abitazioni in attesa che i carabinieri decretassero la fine dell’emergenza. Rita racconta di quel figlio che ormai «si comportava come un estraneo». Spiega che «da circa un anno viveva pressoché autonomamente nel piano superiore e nella mansarda di casa». Quando aveva bisogno di acquistare qualcosa «lo faceva ordinandolo su internet». 

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Ma che cosa potrebbe avere spinto Andrea, ingegnere informatico ormai disoccupato, a uscire di casa intorno alle 11 del mattino bardato con una felpa e i guanti, uno zainetto sulle spalle e la pistola in pugno diretto al parco delle Pleiadi per poi sparare a bruciapelo a David e Daniel Fusinato, fratellini di 5 e 10 anni, e a Salvatore Ranieri, pensionato di 74 anni che passava in bicicletta? Un dirimpettaio che stava aggiustando delle tegole sul tetto ha incrociato il suo sguardo: «Era fisso, perso nel vuoto, e mi sono chiesto: ma dove va con quel felpone, vestito così pesante? La pistola non mi pare di averla vista, ma a ben pensarci, ora, aveva come un rigonfiamento sulla cintola e quel raid sembra premeditato. Ha agito come un combattente». 

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Impossibile, al momento, dire con esattezza cosa abbia mosso i suoi passi. Una delle ipotesi degli inquirenti è che Pignani, sentendosi perseguitato e in pericolo, per uscire di casa avesse preso delle “precauzioni” pronto a difendersi da nemici “immaginari”. Quel che è certo, infatti, - e lo spiega sempre mamma Rita - è che «Andrea soffriva di manie di persecuzione. Si sentiva osservato, seguito. Era convinto che tutto il mondo ce l’avesse con lui, compresi noi genitori e la sorella. Diceva che ci eravamo tutti coalizzati contro di lui, anche i colleghi dell’ufficio di consulenza in cui lavorava». Non solo. Quel figlio ormai così chiuso in se stesso «ci incolpava di tutto, anche di rivelare suoi presunti “segreti” a terze persone. Aveva preteso che togliessimo tutte le sue foto che erano in casa e ha voluto cancellarle pure dai social e da tutti i nostri telefonini. L’unico essere a cui era rimasto affezionato era il suo cagnolino».

La signora Rita parla della «patologia» che si era impossessata di Andrea trasformandolo in una persona indecifrabile. Che non stava bene se ne erano accorti tutti in famiglia, anche il padre Stefano, ex dipendente delle Poste e ancora prima guardia giurata - era sua la 7,65 con cui Pignani ha sparato - morto nel novembre scorso e la sorella, sposata e residente altrove, con cui non si sentiva più da Natale. All’inizio di aprile, poi, Andrea aveva interrotto anche la sua relazione con la fidanzata, una ragazza originaria del Messico.

Ma come mai quel figlio non era seguito da nessuno per quei suoi evidenti disagi psichici? Chi conosce Rita sa che la donna era ormai molto provata da un anno e mezzo segnato da cambiamenti che hanno finito per stravolgerle l’esistenza: dopo il pensionamento, con il marito, avevano deciso di lasciare il loro appartamento alla Cecchignola in cerca di tranquillità nella casa a dimensione di villeggiatura, vicino al mare, e avevano acquistato la villetta all’interno del consorzio di “Colle Romito”, a Sud di Roma, al confine con Anzio. Era l’ottobre del 2019. Poi, però, Stefano si ammala, le condizioni di Andrea si aggravano e, addirittura i carabinieri l’11 maggio del 2020 debbono intervenire perché l’aveva minacciata con un coltello.

Andrea era finito all’ospedale dei Castelli e dopo una consulenza psichiatrica era stato riaffidato al padre come «paziente urgente-differibile che necessita di un trattamento non immediato». Chi doveva imporlo? Sempre Rita ha provato a spiegare che «ormai Andrea si era completamente estraniato, non comunicava e non ci ascoltava». E «non accettava alcun aiuto». Disperata e rassegnata Rita, apposti dai carabinieri i sigilli alla villa finita sotto sequestro, domenica sera è stata vista lasciare Colle Romito trascinando un trolley a testa bassa. 
 

Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA