Nettuno, nuova sparatoria in via Livatino a dieci giorni dall'agguato ai figli del boss

Sono stati trovati sei bossoli di una calibro 9x21 in prossimità di due cancelli che portano a delle palazzine a schiera

Domenica 9 Ottobre 2022 di Camilla Mozzetti
Nettuno, nuova sparatoria in via Livatino a dieci giorni dall'agguato ai figli del boss

Altri colpi e stavolta in terra sono stati trovati pure i bossoli. Non può essere un caso se non fosse altro perché il “caso”, quando si tratta di proiettili esplosi, non può esistere. E ancora di più perché lo scenario è sempre lo stesso: quella strada di Nettuno dove qualche giorno fa i figli di un collaboratore di giustizia, uscito dal sistema di protezione, denunciarono un agguato a colpi di mitra. Al massimo si potrebbe ipotizzare una “strana” coincidenza (sempre che la coincidenza abbia di suo una ragione in più per esistere rispetto al caso). Via Livatino: ieri mattina alcuni agenti di polizia del commissariato di Anzio si sono precipitati sulla strada per dei colpi di arma da fuoco esplosi nella notte e segnalati da alcuni residenti.

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Rispetto al 25 settembre - giorno del presunto agguato ai due fratelli figli di un “ex” boss -, sull’asfalto questa volta c’era la sorpresa. Sono stati infatti trovati sei bossoli di una calibro 9x21 in prossimità di due cancelli che portano a delle palazzine a schiera alte non più di tre piani.

L’area è sì isolata e da tempo diverse segnalazioni l’hanno “etichettata” come una piazza di spaccio dove si acquista facilmente droga al calar del sole. Del resto, non ci sono telecamere utili né attività commerciali nelle immediate vicinanze e - come da copione - manco un mezzo testimone. Dunque gli spari si sentono, ma non si vede nulla. Proprio come accaduto meno di due settimane fa.

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Di certo, a fronte del sopralluogo svolto anche dagli agenti della Scientifica, non sono state rinvenute ogive o danni a persone o cose. Molto probabilmente gli spari sarebbero da ricondurre alla sera di venerdì, più o meno intorno alle 23, e sarebbero stati esplosi probabilmente da parte di alcuni soggetti o anche di un solo individuo che è passato a bordo di un mezzo (auto o scooter). Chi è che abita in quelle palazzine? Laddove si trattasse di un’intimidazione? Perché a volerla cercare pure una persona in strada che c’era in quel momento non è stata ancora trovata. La polizia considerata anche la “casistica” delle due sparatorie - la prima denunciata senza il rinvenimento alcuno di bossoli, la seconda consumata a stretto giro - sta cercando elementi utili che possano eventualmente legare i due episodi oppure far propendere le indagini per casi slegati di cui l’ultimo riconducibile allo spaccio. Anche perché di risposte soddisfacenti non ce ne sono al momento neanche per quanto accaduto il 25 settembre sempre di notte.

Via Livatino era stata il teatro di un presunto agguanto contro due ragazzi figli di un ex collaboratore di giustizia, condannato nel 2015 in Cassazione nell’ambito del processo “Sfinge”, celebrato nel 2012, dopo l’operazione della Squadra mobile di Latina che tra il 2008 e il 2009 aveva smantellato un clan camorristico affiliato ai Casalesi gestito sul territorio di Anzio, Nettuno, Aprilia e Cisterna di Latina da Maria Rosaria Schiavone, figlia del pentito Carmine e nipote di Francesco, conosciuto come Sandokan. L’uomo faceva parte, insieme ad altri due affiliati, della “paranza” che per conto dell’organizzazione aveva il compito di andare a riscuotere il pizzo dai commercianti taglieggiati e di minacciare quelli che non ne volevano sapere di pagare la “protezione”.

Ultimo aggiornamento: 15:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA