Diamante rosa conteso, gli eredi Angiolillo vincono il primo round nella causa contro Christie's

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Valentina Errante
Diamante rosa conteso, primo round agli eredi Angiolillo nella causa contro Christie's: vale 40 milioni
ROMA La lunga saga a colpi di denunce e carta da bollo va avanti nelle aule di giustizia americane. Tanto da meritare l'attenzione del New York Times. La posta riguarda Princie: diamante rosa da 34,65 carati e del valore 40 milioni di dollari. E vede da una parte gli eredi del defunto senatore Renato Angiolillo e dall'altra la casa d'asta Christie's, accusata dagli eredi di avere acquistato e poi venduto ai reali del Qatar un gioiello rubato.

L'ultima pagina di questa controversa vicenda l'ha scritta la Corte d'appello di New York, dando ragione agli eredi e stabilendo, al contrario di quanto sostenesse la casa d'asta, che una certezza c'è: il diamante era del senatore liberale e fondatore del quotidiano Il Tempo, che l'aveva regalato alla sua seconda moglie, la regina dei salotti, Maria Girani, per tutti Maria Angiolillo. Ma la vicenda non è chiusa.

L'EREDITÀ
È il 1960 quando la pietra, nota già dal Settecento, viene acquistata dal senatore.
Tredici anni dopo, alla morte del marito, Maria Angiolillo la eredita insieme a un patrimonio enorme: oltre alla casa sulla scalinata di Trinità dei Monti, con tutti gli arredi, ci sono gioielli dal valore inestimabile: smeraldi, zaffiri, diamanti. Secondo gli eredi del senatore, che hanno promosso la causa, però, in base al diritto successorio vigente fino al 1975, quella dei gioielli era un'eredità a solo titolo di usufrutto uxorio.

Invece nel 2009, alla morte della signora, il figlio, Marco Milella, entra in possesso della preziosa pietra e la vende per quasi 20 milioni di dollari a David Gol, anche lui imputato, un importante mercante di preziosi che lavora per la casa d'asta. Gol ha dichiarato di avere ritenuto che Milella fosse il proprietario, circostanza che Milella continua a ribadire.

LA DECISIONE
Gli imputati avevano chiesto alla Corte di appello di New York di ribaltare la decisione del primo grado, che aveva stabilito definitivamente che il senatore defunto avesse almeno acquistato il diamante e ne fosse il proprietario. Un passaggio sul quale la casa d'asta aveva sollevato dei dubbi. Quindici giorni fa l'istanza è stata respinta. Non solo: Crhistie's avrebbe voluto che il processo venisse celebrato in Svizzera. E invece la Corte d'appello ha risolto anche questa controversia.

La casa d'asta sosteneva che il diamante fosse stato acquistato in Svizzera, dove la proprietà può essere acquisita legalmente, nonostante le accuse di furto, se un acquirente in buona fede paga l'intero valore dell'articolo. I querelanti hanno ribattuto che la vendita era stata gestita a New York da una casa d'asta di New York. Il processo sarà regolato dal diritto dello Stato americano. Christie's ribadisce di avere agito in assoluta buona fede, mentre Scott Balber, un avvocato in rappresentanza degli Angiolillo, ha affermato che non vedono l'ora che il processo riprenda, «Non appena la pandemia lo consentirà».
Ultimo aggiornamento: 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA