Rifiuti a Roma, falsa raccolta: nei guai dirigenti Ama e della Multiservizi. «Così i sacchi restavano in strada»

Mercoledì 28 Luglio 2021 di Adelaide Pierucci
Rifiuti, falsa raccolta nei guai dirigenti Ama e della Multiservizi

Ordinavano di confermare tramite un badge con un microchip l'avvenuta raccolta dei rifiuti, lasciando però i sacchi dell'immondizia sui marciapiedi, o nei negozi chiusi. Chi sono stati almeno per un anno, tra il 2018 e il 2019, i veri furbetti della differenziata nel centro storico lo avrebbe appena ricostruito un'indagine della procura. Non spazzini sfaticati, ma manager spinti dai guadagni facili, in particolare due dirigenti della Multiservizi Spa, l'impresa che si è aggiudicata la gara bandita da Ama per il porta a porta della differenziata col sistema elettronico in ristoranti, bar e tavole calde in alcuni municipi.

Pur di non mettere a rischio contestazione l'appalto e, soprattutto, attestare l'avvenuta raccolta di un maggiore numero di rifiuti, con conseguente maggiore per l'Ama, i due top manager avrebbero spinto i netturbini a non rispettare le regole.

Rifiuti, la truffa della raccolta e gli ordini

 

L'ordine era quello di non perdere tempo con l'effettiva raccolta dell'immondizia, ma di concentrarsi il più possibile, se necessario anche con un doppio palmare elettronico, a beggiare ripetutamente il falso carico di sacchi. Sotto inchiesta, una consigliera del Cda e un funzionario addetto al servizio per le utenze non domestiche, sospesi ieri dal servizio su ordine del Tribunale insieme a un dirigente della municipalizzata dei rifiuti di Roma Capitale. Quest'ultimo, nonostante fosse bersagliato da mesi dalle segnalazioni dei commercianti, costretti a pagare per un servizio che avveniva solo a singhiozzo, non sarebbe mai intervenuto per far rispettare il contratto d'appalto.

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LE MISURE
Per il manager, da piazzale Clodio ieri è stata fatta scattare la misura della sospensione dal pubblico servizio per 3 mesi. Mentre ai due dirigenti della Multiservizi è stato vietato di interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni per 6 mesi. Tutti e tre i manager, così, si sono ritrovati iscritti nel registro degli indagati dal pm Rosaria Affinito con l'accusa, a seconda delle posizioni, di frode e di inadempimento nelle pubbliche forniture. Subito dopo l'esecuzione delle misure interdittive, scattate dopo le indagini dei carabinieri dell'aliquota di polizia giudiziaria di piazzale Clodio e partite da un'inchiesta de Le Iene, uno dei due indagati della Multiservizi, la consigliera, ha rassegnato le dimissioni, mentre al funzionario sono state ritirate le deleghe.
LA SOCIETÀ
A renderlo noto con un comunicato la stessa società, che ha parlato di iniziative «prudenziali» e ha espresso «piena fiducia nell'operato della magistratura».

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Le verifiche degli investigatori dell'Arma, condotte dall'ottobre 2019 al dicembre 2020, non solo hanno evidenziato le gravi criticità connesse all'introduzione del sistema di raccolta con rilevamento elettronico dei rifiuti che Ama Spa aveva esternalizzato un anno prima ad operatori qualificati, ma hanno anche svelato il meccanismo di raggiro. Era stato un netturbino stanco di prestarsi al finto servizio a segnalare alla trasmissione tv il meccanismo della falsa raccolta. L'operatore della nettezza urbana aveva raccontato che dei dirigenti avevano perfino creato un gruppo su WhatsApp chiamato «Spara e scappa» per regolare il servizio, «perché dobbiamo beggiare veloce senza raccogliere i rifiuti».

 

Il netturbino aveva mostrato anche la chat, dove un dipendente aveva chiesto ai dirigenti: «Buongiorno ci confermate che possiamo e dobbiamo sparare attività commerciali chiuse o in ferie? Perché girano i controlli dell'Ama e non vogliamo passare guai». Ecco la risposta: «Sì, sparate sparate». In una serata si potevano strisciare i microchip di almeno duecento negozi, mentre raccogliendo effettivamente l'immondizia il conto si sarebbe fermato solo a una cinquantina.
 

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