Sono talmente spregiudicati da avere pensato anche ai dettagli: dopo avere depredato i mezzi Ama, rubando valanghe di gasolio, manomettevano i veicoli, per cercare di depistare eventuali indagini.
Ama, le intercettazioni
Le intercettazioni sono eloquenti anche se al posto di menzionare il carburante parlano di consegne di «legna». In alcuni casi sono proprio esplicite: «Stamo a taglià i fili dei freni... in modo che glie dico che so rientrato, me s'è accesa la spia». È l'escamotage per giustificare il mancato giro per raccogliere i rifiuti dalle strade. «Stai a fà l'opera d'arte?», si dicono tra loro gli indagati prima di intervenire. «Levamo i fusibili», suggerisce addirittura un altro. Per velocizzare il riempimento delle taniche, nel deposito di via Lunghezzina viene installata addirittura una pompa elettrica. Gli indagati sono organizzati e usano cautele: è più prudente andare «con due macchine, in modo che una faccia da civetta per segnalare la presenza di forze dell'ordine» e l'altra copra alla vista il mezzo durante il prelievo: «Con la macchina piccola te se vede tutto... vai bevuto proprio».
Un secondo reddito
I furti, d'altronde, erano una seconda fonte di reddito fissa. Ma l'impresa diventa sempre più stressante e rischiosa. Simone Daniele si lamenta: «Sta a diventà come quando pagavo tanto de mutuo ed ero obbligato a annà a fà il doppio lavoro, qua me sta a venì na malattia, perché dopo non te butti malato, non piji ferie, tutti i giorni sto a venì». Con il gasolio, dice, paga «i prestiti, il mantenimento, tutto apposto». Per cercare di trarre il massimo profitto, gli indagati arrivano anche a modificare i turni di lavoro, «in modo da rimanere in servizio quando sui mezzi era stato effettuato il pieno». Progettano anche l'acquisto di un cancello automatico: «Pure che dovemo spenne un par de piotte per uno poco male». Il cancello è la soluzione più sicura: «Per non vedere il camion fermo là, capito?».