Aereo caduto nel Tevere, l'istruttore: «Daniele paralizzato dopo l'ultima manovra»

Sabato 30 Maggio 2020 di Alessia Marani e Giuseppe Scarpa
Aereo caduto nel Tevere, l'istruttore: «Daniele paralizzato dopo l'ultima manovra»

«Ho sentito un rumore sordo. Ho cercato di prendere i comandi ma Daniele non lasciava la cloche». Sono i secondi precedenti allo schianto nel Tevere del Diamond DA20, l'aereo monomotore biposto. A pilotarlo è Daniele Papa 23 anni. Accanto a lui c'è Giannandrea Cito, l'istruttore, 30 anni. È Cito a raccontare agli inquirenti quei momenti drammatici.

L'INCIDENTE
Il velivolo decolla alle 14.55 dall'aeroporto dell'Urbe, in via Salaria. La lezione, del 27 maggio, prevede anche due touch&go, manovre di rapido atterraggio e decollo. La prima operazione va bene. La seconda no. L'aereo si abbassa con la punta, tocca la pista e risale. A questo punto Cito avverte un rumore. Un tonfo. Non riesce a capire bene da dove si origini. Vuole intervenire. Il Diamond ha i doppi comandi ma, per poterlo manovrare, occorre che il copilota lasci gli strumenti a chi gli siede accanto. Ebbene questo non sarebbe avvenuto. «Ho dovuto levargli le mani dalla cloche», sottolinea l'istruttore. Daniele, da quanto riferito, sembrava come impietrito, «non rispondeva alle mie domande, non aveva reazioni». Tempo prezioso che viene perso mentre l'aereo diventa ingestibile, si inclina su un lato, quello sinistro, dove siede Papa, e impatta con violenza sul Tevere. Il Diamond inizia ad inabissarsi. La cabina si allaga. Cito, stordito dall'urto sgancia la cintura di sicurezza. «Ho cercato di levarla anche a Daniele, ma non ci sono riuscito». L'istruttore esce dall'abitacolo, ormai invaso e si immerge nelle acque torbide. Prova un'altra disperata azione di salvataggio. Ma fallisce anche questa.
Nel frattempo il velivolo cola a picco. Fuori dalla superficie rimane solo la coda. Cito l'afferra, cerca con tutte le sue forze di trascinare il monomotore biposto verso la riva. Un tentativo disperato e inutile. L'aereo pesa 600 chilogrammi. L'istruttore ferito nuota e poi si trascina sul greto del fiume, all'altezza di via Vitorchiano. Lui si salva, l'allievo invece muore. È questa la versione che ha presentato agli inquirenti. Adesso la procura, il pubblico ministero è Alberto Galanti, dovrà verificare il racconto fornito dal 30enne. Per poter avere un quadro completo, di ciò che è accaduto, bisognerà attendere prima di tutto l'esito dell'autopsia su Daneiele Papa.
 



LA DINAMICA
Le domande a cui è necessario dare un risposta, dopo le informative degli agenti del commissariato Flaminio, sono queste: quando è deceduto il ragazzo? Al momento dell'impatto oppure dopo, quando è stato inghiottito dal fiume dentro il Diamond DA20? Quando la vittima è stata estratta aveva ancora la cintura allacciata e le mani congiunte sui comandi. Una postura che suggerisce agli investigatori che il giovane non abbia tentato di liberarsi, forse perché era già morto sul colpo. C'è poi la perizia che dovrà ricostruire il percorso compiuto dal monomotore biposto e verificare eventuali cedimenti strutturali. Dall'analisi di questi dati sarà possibile comprendere per la procura eventuali responsabilità in capo all'istruttore. Di certo si sa che l'aereo era nuovo, con 1000 ore di volo in attivo. Intanto Cito è stato dimesso giovedì dal policlinico Gemelli, per lui i medici hanno stabilito 20 giorni di prognosi. Il 30enne ha una costola incrinata, 30 punti in testa e una caviglia slogata.

 
 



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