Claudio Campiti, piano premeditato e il caso della pistola. Le urla: «Mi avete lasciato 6 anni senza acqua»

Tre donne sono morte sul colpo nella mattanza che si è consumata ieri mattina alle 9.30 nel gazebo di un bar (Al posto giusto) preso a noleggio di via Monte Giberto a Fidene

Lunedì 12 Dicembre 2022 di Camilla Mozzetti
Claudio Campiti, piano premeditato e il caso della pistola. Le urla: «Mi avete lasciato 6 anni senza acqua»

Avrebbe continuato a sparare ancora il killer, Claudio Campiti ex assicuratore di 57 anni, se non si fosse bloccata l’arma e non fosse stato bloccato a terra e disarmato dai superstiti. Tre donne sono morte sul colpo nella mattanza che si è consumata ieri mattina alle 9.30 nel gazebo di un bar (Al posto giusto) preso a noleggio di via Monte Giberto a Fidene, periferia a Nord della Capitale.

Altre tre persone lottano per la vita.

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La pistola e il piano premeditato

«Ha chiesto espressamente una Glock calibro 45 che aveva già operato in passato» al poligono di tiro, «quindi un'arma che ben sapeva utilizzare». È una delle testimonianze raccolte dagli inquirenti che hanno disposto il fermo di Claudio Campiti. Inoltre «sa usare benissimo le armi, come si desume dal diploma di idoneità al maneggio delle armi, rilasciatogli nel novembre 2019, dalla scheda tecnica di maneggio armi corte, del 9 novembre 2019 - 30 colpi sul bersaglio su 30 sparati - e dalla circostanza che da anni è socio del "Tiro a segno Nazionale" di viale Tor di Quinto a Roma». Altro dato che avvalora la premeditazione, aggravante contestata dal pm Giovanni Musarò a Campiti insieme a quella dei futili motivi, è che il 57enne «da diversi anni non partecipava ad una assemblea del Consorzio, quindi - si sottolinea - già la sua presenza sul luogo dell'assemblea può ritenersi per certi versi "anomala", tenuto anche conto del fatto che l'uomo risiede ad Ascrea, ad oltre 5 chilometri da Roma». «La premeditazione emerge chiaramente anche da altri oggetti» trovati a Campiti, «tutti sintomatici di un piano omicidiario organizzato nei dettagli: un secondo caricatore con colpi, 155 cartucce stesso calibro, un coltello a serramanico, lama 28 centimetri». Per gli inquirenti sono molteplici gli elementi che «depongono univocamente che la condotta di Campiti fosse stata premeditata fin nei mini particolari».

Le urla di Campiti: «Sei anni senza acqua»

«Maledetti mi avete lasciato sei anni senza acqua». È la frase che Claudio Campiti ha urlato ieri dopo essere stato bloccato da alcuni condomini dopo avere ucciso tre persone. Il dato emerge dal decreto di fermo. Nel documento si afferma inoltre che da almeno sette anni l'uomo non pagava la sue spettanze al consorzio. Nell'atto è citata la testimonianza del presidente del Consorzio, Bruna Marelli, rimasta ferita nella sparatoria, la quale afferma che fece emettere nei confronti dell'uomo «un decreto ingiuntivo di 1.700 euro che lo stesso non pagò mai. Qualche mese fa, intorno al mese di luglio ho fatto notificare a Campito - afferma il testimone - un secondo decreto ingiuntivo di cui non ricordo l'importo preciso, che anche questa volta, non ha pagato».

Come stanno i feriti

La più grave sarebbe Fabiana De Angelis, ricoverata in rianimazione al S. Andrea per cui la situazione è ancora molto complessa. Bruna Martelli, che si trova invece all'Umberto, sebbene segnalata ancora con prognosi riservata, ha buon decorso clinico che non desterebbe preoccupazioni.  Mentre Silvio Paganini, 67 anni, l'uomo che ha disarmato il soggetto prluriomicida, è stato dimesso dal policlinico Gemelli. L'uomo era ricoverato proprio per le ferite riportate nel corso del drammatico corpo a corpo.

«Sono venuto a trovare il signor Paganini. Sta bene, poi diranno i medici ma probabilmente verrà dimesso nelle prossime ore. Grazie al suo gesto si è evitato un bilancio che sarebbe stato ancor più nefasto. Per cui sono a ringraziare il signor Paganini per quel che ha fatto: ha avuto coraggio, è stato molto lucido, una persona molto determinata ed ha aiutato a ridurre l'impatto». Lo ha l'assessore alla sanità del Lazio e candidato del Pd alle regionali, Alessio D'Amato, dopo aver visitato al policlinico Gemelli una delle persone ferite ieri, colui che ha bloccato l'uomo che ha sparato. «La signora ricoverata all'ospedale Sant'Andrea è in rianimazione. La situazione è grave», ha sottolineato D'Amato. Mentre «la signora ricoverata al Policlinico sta bene, è lucida, vigile, orientata, e molto probabilmente anche lei sarà dimessa e avrà un sostegno psicologico». Quanto al signore ricoverato al Pertini con un malore, «è stato dimesso ieri sera» ha detto D'Amato. 

Una pioggia di proiettili, sangue e grida quella che si è consumata ieri mattina nel gazebo del bar "Al posto giusto" dove si era appena aperta la riunione di approvazione del bilancio di fine anno del consorzio Valleverde, un comprensorio di case vacanza in provincia di Rieti, sul lago del Turano e dove però Campiti viveva tutto l’anno.

Come ha fatto ad uscire dal poligono?

I carabinieri che indagano sulla sparatoria di ieri a Roma, effettueranno una serie di acquisizione nel poligono di tiro di Tor di Quinto dove ieri mattina l'uomo ha portato via la pistola usata per la strage. Gli uomini dell'Arma, coordinata dalla Procura di Roma, prenderanno la documentazione, i verbali di ingresso e uscita di ieri e analizzeranno le telecamere presenti all'interno della struttura, attualmente sotto sequestro preventivo. Obiettivo di chi indaga è capire come abbia fatto l'uomo ad uscire con la semiautomatica dal poligono e se ci siano state delle «falle» nel sistema di sorveglianza.

Al momento non risultano indagate altre persone oltre il 57enne. In base a quanto emerge Campiti frequentava da tempo il poligono ed era un esperto tiratore. Ieri mattina, dopo avere avuto la Glock e le munizioni, non avrebbe però raggiunto l'aria di tiro ma sarebbe uscito e raggiunto Fidene in auto, teatro della sparatoria. Nei suoi confronti l'accusa è di triplice omicidio e tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi oltre al porto abusivo di armi. Non è escluso che per lui possa scattare anche l'accusa di appropriazione indebita per aver portato via l'arma.

Il movente

Ad armare la mano dell’assassino sarebbero stati gli anni di minacce e di accuse reciproche con gli altri consorziati di Vallaverde. Ieri mattina Campiti è andato al poligono di Tor di Quinto dove era socio. Una volta noleggiata l’arma e due caricatori, è uscito senza destare alcun sospetto. Invece ha puntato la macchina, una Ford Ka, verso il bar di Fidene dove alle 9.30 era fissata la riunione annuale.

Arrivato al gazebo, si è chiuso la porta alle spalle, ha estratto la pistola dalla giacca e ha iniziato a sparare come un cecchino contro i suoi vicini. Meno di dieci colpi esplosi e un altro caricatore in tasca, oltre a 170 proiettili che gli sono stati trovati negli abiti: ma l’arma si inceppa.

Il bilancio della tragedia è tuttavia pesantissimo: sono morte sul colpo le contabili Sabina Sperandio, 71 anni, Elisabetta Silenzi, di 55 anni, Nicoletta Golisano, di 50 anni. 

LA CASA DI CAMPITI

Una fototrappola usata come telecamera di sorveglianza e un coltello da sub: è quanto è stato sequestrato nella casa ad Ascrea, nel Reatino, in cui abitava Campiti. La perquisizione è stata compiuta dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma, del Nucleo investigativo di Rieti e della stazione Ascrea. Intanto, a quanto si apprende, Campiti era iscritto dal 2018 al poligono di via di Tor di Quinto, dove domenica mattina ha preso la pistola e le munizioni usate per compiere la strage.

Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA