«Sento una rabbia infinita, dirompente nel petto. Nessuna pietà per quel pazzo che ha distrutto tre famiglie, devono metterlo in carcere e buttare la chiave». Massimo Laoreti, 56 anni, dipendente come autista presso la Regione Lazio ed ex marito di Elisabetta Silenzi, di 55, una delle tre donne tragicamente uccise l'altro ieri mattina nella sparatoria in via Monte Giberto, nel quartiere Fidene- Colle Salario, a Roma, riesce a stento a parlare.
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Il dolore dell'ex marito
La voce trattenuta da un nodo in gola, quasi imbambolato, attorniato dalle figlie Martina e Giorgia, rispettivamente di 23 e 21 anni, a fatica ricostruisce gli ultimi istanti di vita dell'ex coniuge.
Elisabetta, dipendente del Consorzio da 20 anni
«Una mamma meravigliosa, non mi do pace che abbia fatto questa fine per un folle, da rinchiudere a vita». Elisabetta lavorava presso il consorzio come dipendente da 20 anni e l'altro ieri non aveva esitato a dedicare la giornata al suo impiego. «Era anche una grande lavoratrice e domenica mattina era andata con la zia (Bruna Marelli, 80 anni, Presidente del consorzio, rimasta gravemente ferita e ricoverata in ospedale, ndr) per effettuare delle notifiche, cioè per comunicare atti improrogabili ai condomini e per verbalizzare l'assemblea, era molto precisa in quello che faceva». Il respiro diventa affannoso, improvvisamente attimi di silenzio interrompono la conversazione. L'uomo ha bisogno di fermarsi per qualche secondo, prima di continuare a parlare. Accanto a lui, le due figlie, poco più che adolescenti, attonite e perse nella scia di domande senza un perché , che la mattinata di follia omicida ha lasciato dietro di sé. Dalle indagini è emerso che le tre vittime erano state in passato bersaglio di ingiurie, minacce e insulti da parte di Campiti, che non aveva fatto mistero del suo odio nemmeno sul suo blog. Ma la 55enne non ne aveva mai parlato con i familiari, né si era mostrata preoccupata.
«Elisabetta qualche volta si era lamentata di qualche personaggio un po' aggressivo, di condomini morosi che facevano questioni per pagare, ma non aveva mai fatto nessuno nome in particolare, diciamo che non portava il lavoro a casa probabilmente per non preoccupare le nostre figlie, insomma non ci aveva mai messo al corrente di problematiche che potessero assolutamente far pensare al tragico epilogo di domenica mattina, io sapevo che c'erano a volte dei problemi condominiali per i pagamenti, ma nulla di più». A Campiti, nel marzo del 2020, i carabinieri avevano rifiutato la richiesta di porto d'armi anche alla luce delle numerose segnalazioni dei vicini che avevano paura dell'uomo per la sua aggressività mostrata in più occasioni, anche nei confronti di alcuni bambini. «Mamma vi aveva mai detto di aver ricevuto minacce ?» il vedovo della segretaria chiede ulteriore conferma alle figlie che però scrollano la testa, con gli occhi bassi, facendo cenno di no per poi affermare esplicitamente che la mamma non aveva mai fatto confidenze del genere.