Le fontane che danno vino alla Villa dei Quintili e l’impresa di “indagare” i monumenti d’acqua a Villa Adriana. Due gioielli conquistano la ribalta. Se il gioiello di 24 ettari del parco archeologico dell’Appia Antica, svela una speciale sala da banchetto che rappresenta un unicum nel panorama delle ville imperiali, la cittadella di Adriano avvia da oggi (per la prima volta) la colossale operazione di svuotamento, manutenzione, indagine archeologica e successivo riempimento dei tre bacini d’acqua iconici del sito, il Canopo, il Pecile e il leggendario Teatro Marittimo, buen retiro intimo dell’imperatore poeta.
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L'Appia delle meraviglie
Un progetto titanico, voluto dal direttore Andrea Bruciati, finalizzato alla bonifica e alla valorizzazione dei complessi archeologici. Veniamo alle scoperte.
Le indagini erano partite nel 2018 grazie all’intuizione dei due archeologi Riccardo Frontoni e Giuliana Galli che, sotto la guida della direttrice Rita Paris, avevano avviato lo scavo in porzioni mai indagate prima della Villa. Mai intuizione fu più illuminata. Ora i risultati archeologici sono stati al centro di un vasto studio condotto con la British School at Rome e pubblicato sull’autorevole rivista Antiquity dagli archeologi Frontoni e Galli con Emlyn Dodd, assistente alla direzione per l’archeologia alla British School, nonché esperto di produzione di vino nell’antichità. La meraviglia della lussuosa vineria ed enoteca imperiale nella Villa dei Quintili sta calamitando l’attenzione mediatica internazionale.
LE SALE NASCOSTE
L’obiettivo degli archeologi Frontoni e Galli (una lunga carriera di studio legata all’Appia) è proprio quella di riprendere gli scavi con il supporto della British School in questa area della Villa per riportare alla luce tutto il vasto complesso monumentale. «Questa sala delle fontane che danno vino doveva essere una tale suggestione da essere tramandata oralmente nel tempo ispirando l’immaginario popolare, fino al folklore degli stornelli di Marino», racconta Riccardo Frontoni. Bellezza nella bellezza. D’altronde, la storia della villa è di quelle da romanzo: nel II secolo d.C. i fratelli consoli Quintili ebbero l’ardire di realizzare una villa alle porte di Roma talmente bella da attirare le mire del figlio di Marco Aurelio, il controverso Commodo che, manco a dirlo, li fece uccidere per espropriarla e trasformarla nella sua residenza dei piaceri. Dopo di lui, la tradizione dello show continua. Qui si produceva e si consumava vino a presa diretta. L’ipotesi degli studiosi è che qui l’imperatore avrebbe banchettato e goduto dell’intero spettacolo teatrale della produzione del vino. Il cuore era un cortile all’aperto incorniciato su tre lati da sale rivestite di marmi pregiati. Solo una di queste sale da pranzo è stata scavata e Dodd vorrebbe trovare finanziamenti per scoprirle tutte. Sul fondo del cortile, il grande muro-ninfeo con le cinque nicchie-fontane. Il sistema era sofisticato. Fatta la spremitura, il cosiddetto tannino confluiva attraverso canalette in vasche di decantazione per poi uscire sgorgando dalle fontane attraverso statue di Putti. Il bello è che il vino poteva essere miscelato con l’acqua attraverso tubi di piombo dotati di rubinetti. Dalle fontane confluiva attraverso canali in marmo nei “dolia” per la decantazione. Da qui veniva “imbottigliato” nelle anfore vinarie. Il coup de théâtre è l’enoteca in collegamento con la cantina imperiale.
A TIVOLI
A Villa Adriana fervono i lavori nel frattempo. «L’intervento sui bacini d’acqua prelude ad uno studio sulle possibilità di reimmissione dell’acqua in altri spazi del sito, per rafforzarne gli aspetti identitari - racconta Andrea Bruciati - Un’occasione unica per i nostri ospiti perché dopo quarant’anni consente di scoprire il lato nascosto della villa e in prospettiva di arricchire eccezionalmente l’esperienza di visita».