Siccità piega il Tevere, affiorano isole di rifiuti: picco di scontri tra canoe

Il fiume è secco: il livello dell’acqua è sceso di un metro e mezzo in un mese

Lunedì 20 Febbraio 2023 di Giampiero Valenza
Siccità piega il Tevere, affiorano isole di rifiuti: picco di scontri tra canoe

Il 19 febbraio alla stazione di rilevamento di Ripetta, il Tevere contava una portata d’acqua di 5,74 metri.

In un andamento oscillante (come madre natura, in pratica, impone), spiccano i 7,33 metri giusto di un mese fa, il 23 gennaio. Il fiume (la cui acqua derivata dallo scioglimento della neve è calata del 34%) è sempre più a secco, in un trend che si vede da tempo e che è sempre più in peggioramento. Se ne rendono conto benissimo i canottieri: sono sempre più frequenti gli incidenti: la corsia dove possono navigare è stretta.

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La siccità piega il Tevere

«Ed è diventata una sorta di senso unico alternato - dice Gianfranco Cappelluzzo, vogatore del circolo Tevere Remo - Abbiamo rilevato un sensibile aumento degli incidenti. Anche a causa dei rifiuti che riemergono ormai è rimasta una corsia unica. Questo ci espone alle collisioni durante la navigazione». Uno degli incidenti l’hanno vissuto qualche giorno fa. Ma sono frequentissimi e capita spesso che arrivino a migliaia di euro di danni da riparare. La preoccupazione dei canottieri è che la situazione possa peggiorare rispetto a quella già difficile vissuta la scorsa estate. «In alcuni tratti il fiume poteva essere attraversato quasi a piedi - aggiunge - Le secche lo riempiono di ostacoli, rappresentati anche da alberi e rifiuti che sono un ostacolo ignobile alla vista. Ci sono isole galleggianti di immondizia che si fermano alla base dei piloni dei ponti. La Regione è vigile, ma anche la siccità sta contribuendo a ridurre gli spazi di movimento».

 

Maurizio Gubbiotti è il presidente di Roma Natura, l’ente regionale per la gestione delle aree naturali del Comune di Roma. Sa bene che la flora e la fauna possono essere più esposte a un cambiamento dell’habitat. A soffrirne, in primo luogo, i pesci. «L’abbassamento della portata dell’acqua - spiega - può far andare in sofferenza gli animali e le piante. In alcune situazioni si provoca la mancanza di ossigeno, quindi la morte dei pesci». Gli uccelli già si stanno spostando in altre aree, «come nelle zone umide di Decima Malafede o dell’ex laghetto della Snia Viscosa». 


I MIGRATORI
A rischio sono i migratori che si fermano sul Tevere considerandolo una sorta di area di servizio dei tempi moderni: nel loro lungo viaggio da una parte all’altra del mondo, approfittano delle zone umide per rifocillarsi e per trovare cibo. Ma quando questo scarseggia, sono loro stessi a spingersi da altre parti. Certo è che, però, la vera attrazione del Tevere per questo genere di fauna non è nell’area fortemente antropizzata ma nelle zone più periferiche. Nelle aree verdi cittadine ne soffrono di più anche tassi, volpi e alcune particolari tipi di piante. Legambiente ha contato i giorni senza pioggia che hanno colpito il bacino fluviale del Tevere nel 2022. «Ci sono stati anche 195 giorni di fila senza una goccia d’acqua - dice Roberto Scacchi. direttore regionale di Legambiente Lazio - In primavera arriveremo a vedere più fondale di oggi, se la continuità meteorologica sarà quella dell’ultimo mese sarà un disastro peggiore rispetto a quella dello scorso anno. Il rischio è che da qui ai prossimi 50 anni i suoi affluenti perderanno notevolmente la loro portata d’acqua e il Tevere diventerà un torrente». 

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA