Tutti in classe appassionatamente (o quasi) con la paura di una possibile recrudescenza del Covid, a cui fa da sponda una stagione influenzale quest’anno particolarmente virulenta.
I RISCHI
L’allarme arriva in primis dai pediatri. «Ormai i più piccoli rappresentano la fascia d’età più colpita dal Covid - sottolinea Teresa Rongai, segretario del Lazio della Fimp, la Federazione italiana dei medici pediatri - Per questo siamo preoccupati per la riapertura delle scuole che, specie in assenza delle precauzioni utilizzate negli ultimi anni, possa creare una crescita rilevante delle infezioni» nelle scuole della Città eterna. Timori condivisi anche da Pierluigi Bartoletti, segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale: «Con la riapertura delle scuole è molto probabile che ci sia una nuova risalita dei contagi, proprio a partire dai più giovani», commenta Bartoletti. Anche perché, mascherine a parte, il graduale ritorno alla normalità nelle aule è stato accompagnato da un parallelo abbassamento della guardia. Apprensione anche per il trasporto pubblico locale, che negli ultimi mesi si è dimostrato insufficiente ad affrontare l’aumentata domanda di trasporto per le scuole, con la fine della didattica a distanza.
LE CONTROMISURE
I pediatri chiedono la collaborazione dei genitori, per evitare che il contagio salga oltre i limiti di guardia: «Bisogna accelerare con la vaccinazione dei bambini di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni di età, che sono quelli su cui rileviamo la maggiore incidenza del virus - sostiene Rongai - Questo anche per evitare una concomitanza delle infezioni da Covid e influenza, che si sta verificando in diversi casi». L’86 per cento dei pazienti pediatrici con infezione da Sars-Cov-2 ha un’età compresa tra 0 e 4 anni, secondo i dati della Fiaso in base alla rilevazione di questa settimana. I pediatri della Fimp chiedono inoltre che si continuino a fare i tamponi dopo cinque giorni dall’infezione - anche se non sono più obbligatori per gli asintomatici - prima di far rientrare a scuola bambini e ragazzi reduci dal Covid, e che si continui a portare la mascherina nei casi a rischio, per contatti diretti con infetti o malattie pregresse. Questo anche perché «la popolazione dei fragili è sempre meno protetta - ricorda Migliore - come dimostra l’elevata proporzione di pazienti che non hanno effettuato la dose di richiamo negli ultimi sei mesi e stanno arrivando in ospedale per conseguenze dell’infezione da Covid».
Un dato «che potrebbe aumentare se non vengono fatte robuste azioni di prevenzione attraverso la vaccinazione, soprattutto da parte dei medici di famiglia», aggiunge il presidente di Fiaso.
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