Roma, sentenze pilotate: le intercettazioni. Il sistema del professore: «I soldi ce li dividiamo così»

Per l’accusa era Tedeschini a muovere le pedine: «La promozione? Ci penso io». I contatti per arrivare al capo di gabinetto di un ministero e segnalare l’amica manager

Martedì 20 Dicembre 2022 di Michela Allegri e Valeria Di Corrato
Roma, sentenze pilotate. Il sistema del professore: «I soldi ce li dividiamo così»

 Lo chiamavano «schema del Prof».

Federico Tedeschini, storico docente di Diritto pubblico de “La Sapienza”, avrebbe simulato - secondo l’indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma - contratti di consulenza fittizi tra il suo studio legale e l’avvocato Pierfrancesco Sicco, compagno di Gaia Checcucci, commissario ad acta presso la Provincia di Imperia dell’Ato Ovest ente dal quale Tedeschini ha ricevuto centinaia di migliaia di euro di consulenze legali, sulla base di un presunto rapporto di “do ut des”. «Se facciamo la cosa fittizia... se si fa, se si fa una cosa nella quale scrivi nel contratto che mi autorizzi ad avvalermi di altri studi legali - spiega il professore al collega amministrativista Sicca - Io faccio 2 o 3 richieste ad amici. Vedrai che uno mi risponde che non ha tempo, uno che vuole troppi soldi».

«C’HAI MONTAGNE DI SOLDI ANCORA FERMI»

«C’hai una montagna ancora ferma da Gaia - spiega Sicco, parlando dei soldi dovuti a Tedeschini - ma tanti... Ti hanno fatto dare 300mila euro, 120mila euro da Gaia, fermi (...) Allora su quelli che io ho visto incassati, che sono intorno ai 250mila, volevo fare una prima parte (...) sui 150 e poi una seconda parte sui 100, se tu mi dici insieme decidiamo l’oggetto. Sei d’accordo con lo schema di dividerli così a pezzi?». «L’ideale potrebbe essere quello di dare più incarichi da 140.000, però è pericoloso - avverte Tedeschini, sulla base anche della sua esperienza di giurista - La Guardia di Finanza va a vedere, perché glielo ordina il gip in questi casi, va a vedere se tu hai fatto effettivamente una certa attività (...) Tu mi devi andare a dimostrare che io ho fatto questo, perché avevamo fatto un pactum sceleris! E come c... me lo dimostri?».

L’unico ad allarmarsi dello «schema del Prof» è Leonardo Sicco: spiega al padre che la Checcucci avrebbe dovuto ridimensionare i progetti relativi alle consulenze da affidare a loro: «Allora lei deve capire che qui deve ridimensionare il cammello». Ma il padre «è contrario all’idea di cedere parte dei guadagni», si legge nell’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per Pierfrancesco Sicco e Federico Tedeschini, accusati di corruzione insieme all’avvocato del suo stesso studio Gianmaria Covino, al giudice Silvestro Russo e a Gaia Checcucci. «Se lei gli stanzia quella cifra per noi - avverte Leonardo Sicco, in riferimento alla compagna del padre - lui proprio è fuori! È fuori, almeno che a lei non l’arrestano!».
Quando Tedeschini non rispetta i tempi della “contropartita” economica promessa alla coppia, la Checchucci si arrabbia con il compagno, invitandolo «ad individuare, per il futuro, altro professionista che rispetti tempi e parola dati»: «Io non dico nulla, a me non mi piace proprio questi modi (...) Per il futuro appunto non ci devono essere queste rincorse». E Sicco risponde: «Lo faccio, ma è la soluzione? Che faccio Padre Pio il resto? Che pensi che finisco così azzero tutto?». Oltre a “monetizzare” le consulenze affidate a Tedeschini, l’obiettivo della Checcucci era diventare capo dipartimento del Pnrr, tramite la raccomandazione dell’ex capo di gabinetto del ministero per il Sud, l’avvocato del Consiglio di Stato Francesca Quadri (non indagata). Incarico che però non ha avuto; così come non emerge che ci sia stato un incontro tra Checcucci e Quadri.


«LA CRICCA MI HA BUGGERATO CINQUE VOLTE»

Lo scorso 28 gennaio il giudice amministrativo Russo contatta Tedeschini per sfogarsi sulla notizia appresa dell’ennesima bocciatura ricevuta come candidato alla presidenza di una sezione del Tar: «È la quinta volta che mi buggerano». L’avvocato «offre immediatamente il suo aiuto al giudice»: «Ho capito, vabbé, guarda ci sentiamo domani mattina. Elaboriamo una strategia di comunicazione». Effettivamente si incontrano nello studio di Tedeschini, ai Parioli, il 31 gennaio. Russo «si lascia andare a critiche pesanti sul gruppo di potere (“cricca”) che gestirebbe le nomine all’interno del Consiglio di Stato e, in vista delle prossime designazioni, chiede l’appoggio dell’avvocato per far valere le sue aspirazioni di carriera e per “fare uscire all’esterno” i giochi di potere senza che l’operazione sia a lui riconducibile». L’obiettivo del prof Tedeschini è «avvicinare il presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini», estraneo all’inchiesta. Sentito dagli inquirenti, Frattini ha escluso di aver ricevuto «visite finalizzate a “caldeggiare” la nomina del dottor Russo». Circa il motivo per il quale non fosse stato nominato alla funzione di presidente di sezione del Consiglio di Stato, Frattini aveva risposto che, «come da regolamento, al dottor Russo era stato riconosciuto un punteggio inferiore in ragione di alcuni ritardi nel deposito dei provvedimenti». 

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