Roma, minori usati come pusher: turni di 15 ore e guadagni tra i 50 e gli 80 euro. E chi finiva in carcere aveva assistenza legale gratis

Mercoledì 29 Novembre 2023 di Camilla Mozzetti
Roma, minori usati come pusher: turni di 15 ore e guadagni tra i 50 e gli 80 euro. E chi finiva in carcere aveva assistenza legale gratis
Nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere e ai domiciliari 13 persone, il gip Annalisa Marzano scrive di uno «spaccato criminale di sicuro rilievo sia perché il gruppo associativo non conosceva momenti di sosta, nonostante le periodiche inframmettenze giudiziarie, sia perché i sodali non mostravano alcuna remora ad avvalersi delle collaborazioni di minorenni, alcuni dei quali figli di Mariangela Careddu». È lei, nata nel 1988, insieme a Roberto Di Rocco (classe 2002) suo cognato poiché fratello del marito, a guidare la consorteria che già prima del 2021 (anno in cui scattò l'inchiesta) teneva in mano lo spaccio di Valle Martella e che ieri è stata azzerata dall'operazione dei carabinieri del gruppo di Frascati sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. In serata il Prefetto Lamberto Giannini si è complimentato per l'esito dell'attività.

IL GRUPPO

I Di Rocco-Careddu erano attivi in quel di Zagarolo dopo che il fratello del primo, Pasquale, un tempo a capo della piazza di spaccio di via San Biagio Platani a Tor Bella Monaca è finito in carcere, avevano messo su una piazza di spaccio che funzionava come un ingranaggio perfetto. E che poteva contare anche su diversi minori: figli della donna, un maschio e una femmina, che si occupavano di diverse mansioni, come quella di recapitare la droga ai pusher, prendere il dovuto, accompagnare la madre, che gestiva direttamente l'approvvigionamento, guidando anche auto senza avere la patente. E poi la fidanzata del Di Rocco, classe 2002, che si occupava delle "ordinazioni" che arrivavano via telefono: «In quanti stamo», chiedeva la ragazza per farsi dire quante erano le "pallette" di cocaina "cruda" o "cotta" che servivano al cliente. Era questo lo stupefacente venduto, la "bianca" o la «budì» come la chiavano in lingua sinti, di cui il gruppo si riforniva da un doppio canale. Attraverso un approvvigionamento periodico di 50-100 grammi. Le piazze erano due: la principale a Zagarolo davanti al "Game&Out bar Simona" la cui titolare era sorella di uno dei pusher che provvedeva allo spaccio dai domiciliari in orario notturno. La seconda, marginale, a Monte Compatri a ridosso di un'altra attività di somministrazione.

RUOLI E ORARI

Fino a che gli arresti a poco a poco non ne hanno indebolito la portata, la prima piazza era quella che fruttava di più con turni di 15 ore per i pusher (dalle 11 del mattino alle due di notte e a seguire per far ripartire il giro) vedette e droga nascosta tanto dei contenitori porta rifiuti quanto nei giardini delle case private vicine. Agli spacciatori veniva assicurato lo "stipendio" che variava a seconda della droga venduta: in media erano due euro per ogni dose ceduta. Il guadagno giornaliero si aggirava fra i 50 e gli 80 euro ed era possibile applicare degli sconti, concordandoli però prima con il Di Rocco, il cui padre percepiva il reddito di cittadinanza. A chi finiva in carcere o ai domiciliari era garantita la "settimana": un sussidio per le spese legali. Il Di Rocco, parlando con un minore finito in comunità gli dirà: «l'ho pagati doppi degli altri, il doppio degli altri». L'uomo insieme alla Careddu passava poi a ritirare il dovuto per evitare che i pusher restassero con troppo denaro. Proprio la donna: «A questi tocca fa tipo il bancomat, ogni tot gli devi prelevare». Ma la capacità organizzativa stava anche in altro: quando i militari dell'Arma iniziano a svuotare la piazza con l'arresto dei pusher i due "capi" si ritirano e organizzano lo spaccio a "domicilio" o su "consegna" usando auto a nolo e un telefono-citofono o spostandosi nell'area conosciuta in zona come "parcheggione" accanto a una chiesa. La Careddu sentenzierà: «Avevamo la piazza lì al bar, però ne stavano incomincia ad arrestare uno dietro l'altro e allora abbiamo deciso un attimino di levare tutti, e di rimanere io e lui, un po' per uno, tanto alla fine che ti possono fare in due?». Mentre sui proventi molti erano investiti nell'acquisto di beni, come orologi Rolex, o ripuliti in una pizzeria di via Sassobello. Di Rocco, spaventato dalla possibilità di essere arrestato, dirà a un suo interlocutore: «Tanto mi sono fatto casa, ho fatto qualcosa nella vita mia almeno, mi sono sistemato. Una volta che c'hai la casa c'hai tutto» anche se poi si finisce in carcere.
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