Roma, il questore Belfiore: «Siamo invasi dalla droga, in città si spara per questo. La mala investe nei ristoranti»

«Negli ultimi tre mesi maxi-sequestri di coca e hashish. Abbiamo risolto i delitti più gravi. Truffe agli anziani, indaghiamo su una regia unica»

Mercoledì 12 Aprile 2023 di Valeria Di Corrado
Roma, il questore Belfiore: «Siamo invasi dalla droga, in città si spara per questo. La mala investe nei ristoranti»

«La Capitale è invasa dalla droga: c'è una grandissima richiesta e di conseguenza una variegata offerta. Poi riscontriamo una maggiore facilità a ricorrere all'uso delle armi, sempre più diffuse in città». Questo binomio spiega, secondo il questore di Roma Carmine Belfiore, l'escalation di omicidi, tentati omicidi, gambizzazioni, sequestri di persona.

Da quando è arrivato a via di San Vitale, lo scorso 5 dicembre, Belfiore si è trovato suo malgrado nel pieno di questa "tempesta perfetta". Ma la risposta repressiva dei suoi uomini è stata rapida ed efficace.

Quali sono le cause di questa scia di sangue? Si è rotta la pax mafiosa?
«I fatti delittuosi ci sono stati e sono stati brutti, sotto tutti i punti di vista, al di là dell'aspetto cruento in se stesso. Però questi episodi nella quasi totalità, tranne gli ultimi, non sono legati tra di loro. Sono molto spesso fatti estemporanei. Mi riferisco alle tre prostitute uccise, alle quattro donne che stavano partecipando a una riunione di condominio, all'avvocatessa che aveva deciso di interrompere la relazione con l'ex fidanzato o ai due soci che avevano avuto contrasti nella gestione dei locali. Purtroppo questi sono episodi imprevedibili, perché non si può sapere cosa passa nella testa delle persone. Gli ultimi episodi, invece, mi riferisco ad alcune gambizzazioni e alcuni omicidi, sembrerebbero avere una valenza criminale significativa. Il nostro apparato di repressione ci ha dato ottimi risultati perché su 15 omicidi, 13 sono stati risolti; su 7 tentati omicidi, 5 sono stati risolti. E su quelli irrisolti riteniamo di aver acquisito la chiave di lettura. C'è quindi grandissima attenzione, ma moderato ottimismo sulla lettura e la risoluzione di questi fatti di sangue».

La droga che ruolo ha in questo scenario?
«Cruciale. Ci imbattiamo in tutti i tipi di sostanze stupefacenti. Negli ultimi tre mesi abbiamo sequestrato 80 chili di cocaina, solo in via preventiva, e una tonnellata tra hashish e marijuana, a cui si aggiungono i continui sequestri di droghe sintetiche e quelli, meno frequenti, di eroina. A Roma, poi, ci sono oltre 180 cannabis shop su cui interverremo, nell'ambito di una direttiva del Ministro dell'Interno, con dei controlli per vedere se sono in linea con le normative di legge. Di certo se c'è un'ampia offerta, significa che c'è una grandissima domanda. Ma qui si entra in un problema sociologico, che ci dovrebbe far riflettere. L'uso coinvolge tutte le fasce di età e tutte le professioni. Non è più come prima che c'erano le "droghe dei ricchi" e "drogacce dei poveri". E poi con le nuove frontiere dello spaccio gli stupefacenti arrivano direttamente a casa, con i servizi delivery».

Quali sono le conseguenze?
«Questa capillare capacità di smerciare stupefacenti porta a due effetti fondamentali. Il primo è che il giro di soldi illeciti generato dal narcotraffico viene usato per l'acquisto di ristoranti, pescherie, attività di panificazione, che inquinano il sano vivere della collettività. La seconda conseguenza è la scia di sangue che ne deriva: gli appetiti sono sempre più forti e chi si vuole ingrandire nelle piazze di spaccio dà fastidio a qualcun altro, pronto a sparare per difendere il suo territorio. Si preme il grilletto anche contro chi non riesce a pagare i debiti per partite importanti di droga».

C'è una maggiore disponibilità di armi in città, come testimonia la scoperta di arsenali clandestini e laboratori per la fabbricazione di pistole e silenziatori. Da dove provengono?
«La quasi totalità è frutto di furti in abitazioni, verificatisi anche negli anni passati. Nel nostro Paese è facile detenere in casa armi, anche se magari non sono custodite nel modo giusto. Così, quando vengono rubate, finiscono nel circuito clandestino. Negli ultimi 3 mesi abbiamo sequestrato 40 tra pistole e fucili. C'è una maggiore facilità a ricorrere all'uso delle armi, e questo è un dato molto preoccupante. I tre rapinatori che abbiamo arrestato il 4 aprile, dopo aver sequestrato due dentisti e un'assistente in uno studio a Pineta Sacchetti, avevano una pistola provento di un furto in abitazione».

A proposito dei furti in abitazione, si riscontra un aumento dei casi, specie quelli che vedono gli anziani come vittime.
«I furti ci sono, ma la risposta delle attività di polizia è costante e gli arresti quotidiani. Quello che ci preoccupa sono le truffe agli anziani: un reato davvero fastidioso perché va a colpire una fascia debolissima della società, priva di qualsiasi capacità di difesa. Questo è un fenomeno tipicamente napoletano, molto esteso e preoccupante. Con l'autorità giudiziaria e le altre forze di polizia abbiamo attività di indagini importanti, che speriamo presto arrivino a conclusione, sulla regia che si nasconde dietro queste truffe. Anche se ne arrestiamo tanti in flagranza, e recuperiamo molta refurtiva, ne arrivano ancora di più. E dopo due o tre giorni quelli finiti in manette tornano a piede libero e si rimettono a delinquere, perché questo tipo di reato viene punito in maniera molto debole dal nostro ordinamento giudiziario. I delinquenti hanno quindi capito come guadagnare moltissimo, rischiando pochissimo. Una volta venivano in trasferta da Napoli per le rapine dei Rolex, ma se pizzicati dovevano restare di più in carcere. Adesso si sono convertiti a queste truffe, in cui spogliano letteralmente gli anziani dei ricordi di una vita (gioielli, quadri), oltre a soldi e bancomat. In questo momento storico è il reato più diffuso e che ci lascia con l'amaro in bocca».

C'è un allarme anche per le baby gang?
«A Roma non abbiamo questo tipo di fenomeno, come a Milano. La baby-gang prevede infatti una struttura composta da un capo e dei seguaci. Noi abbiamo dei gruppi di 4 o 5 ragazzini, a volte anche sotto i 14 anni, che si mettono insieme per commettere questi atti violenti nei confronti dei coetanei. L'attenzione è alta: ogni commissariato ha delle attività in corso, per evitare che i giovani criminali crescano. In questa città c'è un sistema di prevenzione che funziona».

Sul fronte delle occupazioni, state procedendo con gli sgomberi? In Campidoglio c'è fermento per la discussione del "piano casa" e si è parlato anche del rischio di pressioni sulla Giunta da parte dei movimenti "per il diritto all'abitare".
«La problematica delle occupazioni abusive a Roma è datata. Ma i movimenti sono vivi e vegeti: pronti a scendere in piazza ogni qualvolta si paventa una decisione o un'iniziativa a loro non gradita. Però noi, anche su direttiva del Ministro dell'Interno e del Capo della polizia, procediamo in maniera sistemica con il piano sgomberi e ne eseguiamo anche due a settimana. C'è un calendario che stiamo seguendo in modo rigido. Nei giorni scorsi, per esempio, abbiamo liberato una struttura grande e importante adiacente alla vecchia stazione ferroviaria Prenestina, a ridosso della linea dell'alta velocità, che era stata occupata da un gruppo eterogeneo di estremisti di sinistra. Per quanto riguarda i palazzi occupati, c'è un'attività che l'Assessorato sta portando avanti. Quello che ci auguriamo è che i proprietari degli immobili facciano sì che non restino vuoti, ma vengano quanto prima rimessi in ordine e riassegnati a chi ne ha realmente bisogno, o per usi civici. Cerchiamo insomma di lasciare sempre meno spazi all'illegalità».

Ultimo aggiornamento: 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA