A 14 anni riceve sul proprio telefonino una immagine pornografica da parte di un uomo, che si scoprirà un suo parente acquisito, il quale nonostante abbia preso le distanze dal fatto è finito sotto inchiesta da parte della Procura aquilana.
Si tratta di M.L.B. di 43 anni di Roma, finito sotto la lente di ingrandimento per adescamento di minore, violenza privata e simulazione di reato.
LE INDAGINI
La donna non aveva perso tempo nel contattarlo per chiedere spiegazioni e in quell'occasione l'indagato le aveva risposto di non sapere nulla e che aveva presentato denuncia per hackeraggio. Ma per l'accusa l'indagato avrebbe simulato il furto di identità per assicurarsi l'impunità dai gravi reati ipotizzati.
Secondo l'accusa il 43enne avrebbe adescato la minore attraverso l'invio di foto pornografiche e messaggi: «Ma tu lo sai che voglio una relazione con te? Io ti amo, sono a casa di un mio amico ti ho voluto fare una sorpresina, dai su lo so che ti piace». Ma anche messaggi con gravi minacce: «Se fai un passo falso, esistono molti modi come rintracciarti. Lo sai che ti faccio passare i guai, tu prova a dirlo a qualcun altro o a fare un passo falso che ti ammazzo». Per l'avvocato Mariacarmela Agnese, del Foro di Roma, legale dell'indagato, la vicenda non ha portato ad alcuna incriminazione concreta. Secondo la ricostruzione del legale il proprio assistito non avrebbe mai avuto alcun contatto con la minore, ma solo con la madre per ragioni di parentela.