Roma, al San Giovanni aggressione contro infermiera e assistente al triage: padre e figlio volevano «notizie sul nostro parente»

Spintonati e schiaffeggiati due dipendenti del reparto, poi l'arrivo dei carabinieri

Domenica 5 Giugno 2022 di Camilla Mozzetti
Roma, al San Giovanni aggressione contro infermiera e assistente al triage: padre e figlio volevano notizie su un parente

Ancora un'infermiera picchiata, ancora un'aggressione tra le sale di un pronto soccorso romano.

Sono da poco passate le 22 di venerdì quando di fronte al Dea dell'ospedale San Giovanni arrivano i carabinieri della compagnia Piazza Dante allertati dai sanitari perché, pochi minuti prima, due uomini hanno malmenato, insultato e schiaffeggiato un'infermiera scagliandosi contro un collega addetto al triage. E torna prepotente il tema della sicurezza nei pronto soccorso, già rimbalzati, pure nelle ultime settimane, agli onori delle cronache per fatti analoghi. Venerdì sera, padre e figlio, entrambi incensurati e romani, il primo classe 1955, il secondo nato nel 1975 si sono scagliati contro i sanitari perché volevano avere notizie e aggiornamenti su un loro parente ricoverato poche ore prima.

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LA DINAMICA
Erano in corso gli esami di routine e dunque il personale ha chiesto loro di attendere e di avere un minimo di pazienza, che non appena fossero arrivati i risultati sarebbero stati informati. Ma i due uomini non hanno saputo contenersi. Prima sono arrivate le offese e da lì il passo verso il primo schiaffo è stato facile. Sono seguite le spinte e le urla fino al punto che alcuni pazienti in attesa hanno allertato la vigilanza esterna e poi c'è chi ha chiamato i carabinieri. All'arrivo dei militari i due hanno provato a minimizzare l'accaduto, provando a giustificare la violenza: «Non ci volevano dire come sta un nostro parente, sono ore che aspettiamo», avrebbero detto ai carabinieri. Ma questo non gli ha evitato una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Le due persone aggredite, l'infermiera e l'assistente al Triage, non si sono fatti refertare. Sono stati colpiti e schiaffeggiati ma non hanno riportato ferite e hanno preferito non procedere cercando invece di ripristinare la calma in sala d'aspetto dopo l'arrivo dei militari e tornando al loro lavoro. Ma questo è solo l'ultimo episodio che si consuma nella sala di aspetto di un pronto soccorso.

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L'ESCALATION
Solo qualche giorno fa l'ospedale Vannini è stato costretto, per l'alto numero di aggressioni quotidiane, ad aumentare la vigilanza, raddoppiando il personale sia durante l'orario diurno che nella notte. Qui l'ultimo episodio di violenza ha visto protagonisti un medico e un'infermiera aggrediti da due persone che aspettavano una tac per un parente. Stando ai dati elaborati dai pronto soccorso e dai medici che vi lavorano, la media delle aggressioni è di una al giorno. Poi ci sono quelle verbali che ormai non si contano più: dalle ingiurie alle minacce senza che a seguire sia necessariamente violenza fisica. Molti primari del Dea convengono nell'analisi: «Con i Covid-19 i nostri reparti sono stati inondati dall'emergenza sanitaria ma ora la recrudescenza della violenza è un fatto reale». Che si tocca con mano e si rincorre negli interventi delle forze dell'ordine. Tanti gli episodi che sono dall'inizio del 2022 si sono succeduti. A febbraio un paziente positivo al Covid ha aggredito un'infermiera sempre al San Giovanni, un mese più tardi un altro paziente armato di una bottiglia ha picchiato del personale al policlinico Umberto I. Secondo i sindacati a partire dal Nursind c'è ancora gente che scatta quando viene sottoposto a tampone per accertare o meno l'infezione da Covid.
 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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