Omicidio Willy. «Quella dei fratelli Bianchi fu una spedizione punitiva»: la sentenza attesa per il 23 giugno

L’avvocato della madre di Willy Monteiro: «Il delitto ha sconvolto la società, confermate le pene»

Venerdì 12 Maggio 2023 di Valeria Di Corrado
Omicidio Willy. «Quella dei fratelli Bianchi fu una spedizione punitiva»: sentenza attesa il 23 giugno

Gli atti del brutale pestaggio che ha portato alla morte di Willy Monteiro Duarte sono «atti di violenza inaudita che hanno sconvolto profondamente la società civile». Effettivamente, come ha ricordato ieri in aula l'avvocato Domenico Marzi, legale della madre del 21enne ucciso a Colleferro il 6 settembre del 2020, l'Italia intera è rimasta sgomenta da quella immotivata e gratuita violenza. «In questa tragica vicenda emergono due realtà opposte: da una parte c'è un ventenne, uno studente lavoratore, che interviene per aiutare un amico in difficoltà e paga con la vita questo atto di altruismo.

Dall'altra - ha precisato il penalista davanti ai giudici della Corte d'assise d'appello di Roma - ci sono i protagonisti di una violenza inenarrabile, ragazzi conosciuti in diverse occasioni e contesti per essere dei provocatori, sempre alla ricerca di un pretesto per lo scontro».

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L'ARRINGA

Nell'udienza del 27 aprile scorso la Procura generale ha chiesto di confermare le condanne all'ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, a 23 anni per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli. La sentenza di secondo grado è attesa per il 23 giugno. I fratelli Bianchi sono «intervenuti nel litigio con una logica da spedizione punitiva - ha riferito l'avvocato Marzi davanti ai giudici togati e popolari - Il loro arrivo sul posto è stato richiesto appositamente da un amico che li ha chiamati perché li conosceva bene e si aspettava un determinato tipo di condotta: i due ragazzi si sono diretti verso il soggetto più debole, un giovane esile, senza neppure accertarsi del suo coinvolgimento nel litigio». Il legale ha ricordato anche che il Presidente Sergio Mattarella ha conferito a Willy la medaglia d'oro al valore civile. Tre i comuni che si sono costituiti come parte civile: Colleferro, luogo dell'omicidio, Paliano, territorio di provenienza della vittima, e Artena, luogo di residenza degli aggressori. Tutti hanno chiesto la conferma delle pene, lamentando danni di immagine. Le difese degli imputati, secondo l'avvocato Massimo Ferrandino che rappresenta il Comune di Artena, «sono passate dallo scaricabarile del primo grado alla teoria, sostenuta in appello, secondo cui i media avrebbero influenzato tutti: giudici, testimoni e periti. Motivazioni veramente ridicole per essere ascoltate in una Corte d'assise».

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LA DIFESA DI PINCARELLI

Invece il difensore di Mario Pincarelli, l'avvocato Loredana Mazzenga, ha chiesto alla Corte d'assise d'appello di mostrare «coraggio, quel coraggio che non ha avuto la Corte d'assise di Frosinone che ha condannato Pincarelli. Va fatta giustizia», ma - ha precisato la penalista - non può essere accolta la «richiesta di chi chiede una condanna indistinta per tutti gli imputati. Ci rendiamo conto che la sentenza è il risultato del forte impatto mediatico sui giudici di Frosinone. Il processo penale non può essere usato come strumento di moralizzazione, ruolo che non compete alla magistratura».

 

Secondo Mazzenga «l'unica prova che la corte di Frosinone pone a base dell'accusa a Pincarelli sono 7 testimoni su 33», ma nessuna traccia ematica di Willy è stata rinvenuta sul suo assistito. «Sette testi palesemente inattendibili che forniscono deposizioni diverse da quelle rilasciati ai carabinieri e che sono stati contraddetti dalle prove», ha concluso il legale chiedendo l'assoluzione di Pincarelli o il derubricamento del reato da omicidio volontario a preterintenzionale.
 

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