Roma, muore a 50 anni dopo un'operazione per ernia: lesionata un'arteria, due medici a processo

L'accusa è di omicidio colposo: gli imputati non avrebbero disposto esami adeguati

Sabato 3 Giugno 2023 di Michela Allegri
Roma, muore a 50 anni dopo un'operazione per ernia: lesionata un'arteria, due medici a processo

Sperava di risolvere i problemi di salute che lo affliggevano ormai da tempo e che avevano reso sempre più difficile godersi un pranzo, oppure una cena fuori. Nell'agosto del 2020, quindi, aveva preso coraggio e, ascoltando il consiglio dei diversi medici consultati, aveva deciso di farsi operare per rimuovere una grossa ernia iatale. Pensava che si trattasse di un intervento relativamente semplice e di poter iniziare presto una nuova vita. Invece, a distanza di venti giorni, era morto per complicanze legate all'intervento e, secondo la ricostruzione fatta dai magistrati, anche a causa di possibili negligenze nell'operato di due camici bianchi che facevano parte dell'equipe e che adesso sono finiti sul banco degli imputati: accogliendo la richiesta della Procura, il gup, al termine dell'udienza preliminare, pochi giorni fa ha deciso di rinviarli a giudizio con l'accusa di omicidio colposo.

LE NEGLIGENZE

In sala operatoria - emerge dalle indagini effettuate dalla Procura - potrebbe essere stata danneggiata un'arteria epatica e il paziente non sarebbe stato trasferito per tempo in terapia intensiva.

Aveva solamente 50 anni. È successo nel luglio del 2020. Ora, per quel decesso, due chirurghi della clinica privata Annunziatella sono finiti a processo.

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IL RICOVERO

È l'estate del 2020 quando il paziente arriva alla clinica Annunziatella e decide di sottoporsi all'intervento. Dopo mesi di visite, esami e accertamenti, gli è stata diagnosticata un'ernia iatale gigante, che provoca disturbi a livello di respirazione, di digestione e anche nel ritmo del battito cardiaco. Insieme ai dottori, il cinquantenne opta per la rimozione. Nell'agosto di tre anni fa, l'ingresso in sala operatoria. L'intervento non va per il meglio: ci sono alcune complicanze: durante l'operazione sarebbe stata danneggiata un'arteria del fegato. È a questo punto che, come emerge dalla ricostruzione fatta dai consulenti del pubblico ministero, gli imputati avrebbero inanellato una serie di possibili negligenze. Prima di tutto, secondo l'accusa, non avrebbero disposto degli esami preventivi adeguati e non avrebbero controllato la reale condizione del paziente. Quando l'uomo si è svegliato dall'anestesia ha cominciato ad avere problemi respiratori importanti. Nonostante questo, sempre secondo la Procura, non sarebbe stato trasferito immediatamente nel reparto di Terapia intensiva. Un'attesa che potrebbe essere stata fatale. Il cinquantenne sarebbe stato trasportato prima all'ospedale Sant'Eugenio e nei giorni successivi al San Camillo. Ma le sue condizioni erano già critiche: è morto nell'agosto del 2020, una ventina di giorni dopo l'intervento chirurgico. Ora i due dottori che lo hanno avuto in cura dovranno difendersi, sul banco degli imputati, dall'accusa di omicidio colposo: il gup, accogliendo la richiesta formulata dal pubblico ministero, ha deciso di mandarli a processo.

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I PRECEDENTI

È di poco tempo fa un altro decesso avvenuto dopo un intervento apparentemente di routine. Grazia Sabatini, 44 anni, di Civitella Roveto, in provincia dell'Aquila, il 24 marzo scorso è morta dopo essere stata operata alla tiroide nel reparto di otorinolaringoiatria dell'ospedale Sant'Andrea. La donna aveva raggiunto il nosocomio il 22 marzo. Due giorni dopo, un altro intervento, eseguito in urgenza, a causa di alcune complicazioni. Poi, il decesso. Sul caso il pm Francesco Gualtieri ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.
 

Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 14:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA