È stato pubblicato lo scorso primo febbraio il nuovo concorso per l'accesso alla scuola di formazione per medici di base della Regione Lazio.
I NUMERI
Certo, tutti medici sono. E così scorrendo l'elenco degli ammessi si scopre ad esempio che diversi "studenti" già operano nei Dipartimenti di Medicina d'urgenza del San Camillo o del San Giovanni che sette (addirittura) sono nell'organico del triage dell'ospedale di Latina. Espatri anche dal Sant'Eugenio e pure dal Grassi di Ostia, zero invece dall'Umberto I. Chiaramente a queste uscite non corrispondono nuovi ingressi per i reparti d'emergenza degli ospedali laziali. I numeri sono negativi da anni, basta vedere quanti sono i neolaureati che concorrono per un posto nella scuola di specializzazione di Medicina d'urgenza rispetto a chi, ad esempio, senza nulla togliere alla specialità sceglie, per dire, Fisiatria.
Già oggi l'assistenza che viene erogata nei pronto soccorso supera a volte i limiti del possibile. Medici costretti a raddoppiare i turni settimanali, posti letto nei reparti che arrivano a liberarsi con lentezza acuendo il fenomeno del "boarding", aggressioni quasi all'ordine del giorno con la reintroduzione dei posti di polizia.
«EMORRAGIA PERICOLOSA»
«Il primo febbraio è stata resa pubblica la graduatoria degli ammessi al concorso per la Medicina di base e in questa graduatoria, molto ricca, ci sono tanti medici d'urgenza che lavorano nei pronto soccorso - commenta Giulio Maria Riccuto, a capo del Simeu Lazio, il sindacato che riunisce i primari di pronto soccorso - questo significherà, dove venisse confermata la loro partecipazione, un vero e proprio dramma. In 17 strutture abbiamo trovato ben 32 colleghi che si sono candidati. Noi con questa ulteriore fuga affonderemo ma non saremo i soli perché nella graduatoria ci sono anche altri colleghi di diversi reparti (un centinaio) a testimonianza di come il lavoro in ospedale sia ormai poco attrattivo rispetto alla tanta vituperata attività territoriale».
Anche la categoria territoriale non è certo esente da problematiche e carenze organiche. Assenze che di fatto portano in molti casi i medici di famiglia ad avere più di mille mutuati e come si può prestare una giusta attenzione ad ognuno di loro? Il danno peggiore però è per gli ospedali: «Questo deve far riflettere ancor di più sia il ministero che la Regione - conclude Ricciuto - la situazione è al limite, l'assistenza ospedaliera sarà gravemente colpita».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout