Lenzini, giallo sull’eredità dell’ex patron della Lazio. La denuncia dei tre nipoti

Nell’esposto in Procura si parla di «spese sospette» e della «immotivata» durata della procedura fallimentare del nonno: «La più lunga d’Italia, 40 anni»

Mercoledì 17 Maggio 2023 di Valeria Di Corrado
Lazio, giallo sull’eredità dell’ex patron Umberto Lenzini. La denuncia dei tre nipoti

Da quasi 40 anni il patrimonio dell’ex presidente della Lazio, Umberto Lenzini, che diede alla società biancoceleste il primo scudetto della sua storia, è “congelato” da un fallimento infinito.

Ai suoi tre nipoti, unici eredi insieme al loro zio Silvestro Lenzini, è preclusa persino la possibilità di accedere al fascicolo.

Per questo lo scorso 12 maggio i tre fratelli hanno presentato alla Guardia di Finanza un esposto-denuncia indirizzato alla Procura di Roma, affinché «valuti gli eventuali profili di illiceità penale dell’ingiustificato e immotivato perdurare» della procedura fallimentare. Il tutto «con ingentissimi e numerosissimi aggravi di sospette spese processuali, professionali e peritali ad esclusivo carico dell’attivo fallimentare», di cui i nipoti dell’imprenditore deceduto il 22 febbraio del 1987 «non riescono ad avere contezza alcuna - si legge nell’esposto - nonostante siano state vendute tramite asta fallimentare numerose unità immobiliari di cospicuo valore commerciale». Per far luce su questo “giallo”, l’avvocato penalista Fabio Harakati, che assiste Lorenzo, Carlo e Andrea Lenzini, ha chiesto ai pm romani il «sequestro conservativo del fascicolo».


LA VICENDA
Negli ultimi 39 anni sono tre i curatori fallimentari che si sono alternati, l’ultima è l’avvocatessa Tania Enza Cassandro che, dopo aver acquisito ben 19 faldoni cartacei di questo contenzioso, ha proceduto alla loro informatizzazione sulla piattaforma “Fallco web”. Ma il giudice delegato della sezione fallimentare, Antonino La Malfa, ha rigettato l’istanza presentata dai coeredi di accesso integrale al fascicolo.


«Questo non consente ai miei clienti di capire a che punto è la liquidazione dei creditori e cosa sia rimasto del patrimonio milionario del nonno, di cui loro chiedono la restituzione - spiega l’avvocato civilista Gian Luca Mignogna - Credo sia il fallimento più lungo d’Italia e sicuramente uno dei contenziosi più vecchi ancora pendenti nel tribunale di Roma. Ci sono tante anomalie. Oltre alla durata inspiegabile, abbiamo visto dall’App ministeriale che nello storico del fascicolo ci sono decine di provvedimenti di liquidazione di compensi», tra notai, ctu e curatori fallimentari; «tutte spese di cui vorremmo avere contezza». «Mio nonno era fallito attivamente, a fronte di un debito di circa 500mila euro, aveva crediti per oltre 6milioni di euro - spiega Andrea Lenzini - Ho l’impressione che in questi 39 anni il suo patrimonio sia stato dilapidato. Per questo chiediamo ai pm di chiarire la situazione».


IL PERSONAGGIO
Umberto Lenzini, ex calciatore statunitense naturalizzato italiano, divenne negli anni ‘60 un imprenditore di successo nel ramo delle costruzioni con l’impresa individuale che portava il suo nome (poi dichiarata fallita nel 1984), edificando soprattutto nell’area nord-occidentale della Capitale, all’epoca ancora disabitata: Valle Aurelia e Pineta Sacchetti. Nel 1964 entrò nei quadri dirigenziali della Lazio come consigliere. L’anno dopo divenne presidente e maggior azionista del club, ma non poté evitare la retrocessione in serie B la stagione successiva, durante la quale la Lazio fu trasformata in società per azioni.

Nel 1969 il “papà Lenzini” - come lo chiamavano i tifosi - fece due acquisti che si rivelarono tra i più importanti della storia recente: Giorgio Chinaglia e Giuseppe Wilson. I giocatori furono l’ossatura della squadra che, grazie alla guida tecnica di Tommaso Maestrelli, tornarono in serie A e, nel 1973-74, riuscirono a dare al club biancoceleste il primo scudetto della sua storia.
 

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA