Il business vale migliaia di euro ogni viaggio, ed è frutto di un tesoro nascosto proprio sotto il mare del Lazio.
Troppi: un numero superiore a quello consentito dalla legge. Per il business del mercato nero fare avanti e indietro vale la pena quando almeno se ne portano a casa circa 10 mila. In pratica, un intero tratto di mare delle coste laziali viene razziato. E i conti dei pescatori illegali sono presto fatti proprio quando fanno il viaggio di ritorno: la rivendita nel mercato nero è di circa un euro a esemplare. Quindi, una battuta di pesca tra viaggio, alloggio e poi fuga verso Sud può valere un affare che può superare i 10 mila euro. E più si risparmia tra vitto, alloggio e trasporto e più si rimane sotto traccia, più i guadagni sono alti. Contrastare tutto questo si traduce in un duro compito per le forze dell’ordine e si aggiunge alle tante violazioni che avvengono anche con l’esercizio della pesca sottocosta con distanze o modalità non consentite, come quelle scoperte spesso anche sul litorale di Anzio.
Quando i finanzieri e la guardia costiera pizzicano i pescatori di frodo in trasferta (capita anche di sorprenderli in auto mentre imboccano l’autostrada Roma-Fiumicino), scovano tesori chiusi in grandi contenitori di plastica. Migliaia di ricci ancora vivi che i criminali avrebbero voluto consegnare qualche ora dopo al grossista o al ristoratore un po’ smaliziato senza alcuna tracciabilità alimentare, come invece la regola impone per tutelare la salubrità dei cibi. Mai, quando si trovano quantità così ingenti, ci si trova davanti a pescatori che, invece, li prendono per un uso casalingo. E, quando vengono aperti i bagagliai delle auto con questi bottini, fioccano i sequestri: gli animali vengono subito rimessi in acqua per dar loro una nuova speranza di vita. Il mare mai in burrasca in questi giorni ha creato per i pescatori di frodo un luogo particolarmente adatto per scendere in acqua durante la notte. Vengono presi di mira i fondali con rocce e scoglio dove i ricci proliferano.
VITA COMPROMESSA
La pesca di questi animali compromette la loro stessa sopravvivenza: per arrivare a una grandezza tale da permetterne la commercializzazione (quindi, di circa 7 centimetri), devono crescere per almeno quattro anni. La loro raccolta è totalmente vietata nei mesi di maggio e giugno (per permetterne la riproduzione) e può essere fatta solo a mano e in apnea. Infatti, quando i blitz delle forze dell’ordine scoprono i pescatori di frodo, nei bagagliai delle auto trovano pinne, maschere, boccagli, bombole d’ossigeno. La domanda molto alta ne sta riducendo profondamente il numero. I riflettori sono puntati nel Lazio anche perché la regione Sardegna, con un’ordinanza, ha vietato la pesca dei ricci di mare fino al 2024. I pescatori professionali ne possono catturare più di mille durante le loro battute, quelli sportivi, invece, non possono portarne via più di cinquanta.