Lazio, boom dell’influenza: pronto soccorso in tilt e code dai medici di base

Mediamente ammalate centomila persone a settimana. Ieri quasi mille pazienti attendevano sulle barelle un posto letto

Lunedì 12 Dicembre 2022 di Francesco Pacifico e Flaminia Savelli
Lazio, boom dell’influenza: pronto soccorso in tilt e code dai medici di base

Ponte dell’Immacolata all’insegna del caos nei pronto soccorso di Roma e Lazio. «Giornalmente siamo quasi a quota mille persone che aspettano un letto per essere ricoverati nei reparti. Il che vuol dire che gli accessi sono oltre il doppio - fa sapere Giulio Ricciuto, presidente regionale del Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza urgenza - Se si supera il tetto dei mille, il sistema dei Dea salta». Influenza, Covid, un numero superiore alle medie stagionali di patologie che si sono incancrenite, perché durante la pandemia non si è fatta prevenzione: risultato, soltanto ieri pomeriggio negli ospedali di Roma e Lazio c’erano 931 persone, in attesa (e da ore) di essere spostati nei reparti di medicina dopo la prima assistenza nei Dea.

Maggiore affollamento, nella Capitale, all’Umberto I, al Gemelli, al Pertini, al Sant’Andrea o al San Camillo. Nei casi meno gravi passavano anche 10 ore tra l’accettazione al triage e la prima visita.

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A riempire i pronto soccorso degli ospedali è soprattutto il primo picco dell’influenza di stagione. Sono quasi centomila i cittadini nel Lazio che si ammalano ogni settimana, con un prevalenza tra i più giovani (secondo i “medici sentinella” nel 37,68 per cento dei casi totali). Finora nel Lazio si sono vaccinate contro l’influenza quasi un milione di persone: il 70 per cento degli anziani si è immunizzato, ma i numeri in percentuale sono molto più bassi tra gli under 14 (soltanto 90mila i vaccinati). Le autorità sanitarie temono che i casi possano impennarsi a gennaio, con conseguente e insostenibile aumento dei ricoveri in ospedale. «Che sono già troppi in questa fase visti i nostri organici - aggiunge Ricciuto - Ormai, con 600 medici in organico sui mille necessari, siamo arrivati a cancellare “il tempo di comunicazione”: o curiamo i pazienti o parliamo con i loro parenti».

 

TEST A PAGAMENTO

Non c’è soltanto l’influenza a mettere in crisi il sistema dei Dea. Crea, per certi aspetti, più problemi il Covid: ieri a Roma e nel Lazio si sono registrati 2.371 nuovi casi, 1.162 soltanto a Roma, e 786 ricoverati. Numeri meno preoccupanti rispetto ai tempi della pandemia, se non fosse che molti contagiati fanno il test rapido in casa e non comunicano alle Asl le loro condizioni. Oggi, poi, non esiste più una rete di letti dedicata ai pazienti di Coronavirus, con il risultato che diventa più difficile per le direzioni sanitarie degli ospedali trovare dove metterli.
Il binomio Covid-influenza aumenta la pressione anche sugli studi dei medici di base e su quelli dei pediatri, che da gennaio torneranno a far pagare i tamponi ai loro assistiti. «E per noi è uno strumento fondamentale per capire da che cosa sono affetti i nostri pazienti», dice Alberto Chiriatti, vicesegretario regionale del sindacato di categoria Fimmg . Nella Lazio si verificano sempre più casi nei quali le Asl chiedono ai medici di famiglia di prendere in carico più persone, superando il tetto di 1.500: si arriva a 1.800. Antonio Maggi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, chiede alle aziende sanitarie locali di velocizzare «l’affidamento degli incarichi: in poco tempo ci potrebbero essere in servizio almeno 100 sanitari in più». 

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