Un dolore lancinante. A volte un gran bruciore, altre vere e proprie pugnalate che arrivano fitte fitte all’addome e sul dorso. Sempre più persone in città lo stanno provando: è l’infezione da Herpes Zoster, meglio conosciuto come “Fuoco di Sant’Antonio”, chiamato così perché nella tradizione veniva invocato il santo per far passare questo bruciore che approfitta dei nervi per colpire con tutta la sua forza. A evidenziare un aumento dei casi sono gli esperti della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il suo direttore scientifico, Massimo Andreoni, ordinario a Tor Vergata, spiega che Roma sta vivendo una «casistica importante». «Stimiamo - dice - un aumento tra il 10 e il 20%».
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LA PREVENZIONE
Oggi, prosegue l’esperta, la Regione Lazio sta invitando alcune categorie di persone a vaccinarsi. Tra queste, anche i diabetici, gli affetti da cardiopatie, gli immunodepressi, gli anziani. I vaccini sono due. Uno è a base di virus vivo attenuato (che, quindi, ha il virus della varicella «in forma concentrata»), che viene indicato negli over-50. «Ha una buona efficacia - dice Spadea - protegge per il 65% dall’Herpes Zoster e per il 75% dalla sua complicanza, la nevralgia post-herpetica. Sì, perché può esserci un mese di bollicine, prurito o fastidi, ma poi la paura che abbiamo è su questa nevralgia, dolorosissima, che continua anche per mesi». Viene somministrato in due dosi, con un intervallo di 2-6 mesi. L’altro vaccino, invece, è quello proteico ricombinante adiuvato (con una sola dose) che non ha il virus vivo ma una delle proteine virali. «Si può somministrare a partire dai 18 anni, è indicato a chi ha già avuto un caso della malattia perché le recidive sono probabili, ma anche per i pazienti immunocompromessi. Ha un’efficacia del 95%», prosegue l’esperta, che invita alla vaccinazione chiedendo di presentarsi ai centri vaccinali con un certificato del proprio medico di famiglia. È la trasmissione del virus da una persona che ha il fuoco di Sant’Antonio avviene tramite contatto diretto con le lesioni della pelle: papule che poi hanno un’evoluzione prima in vescicole e poi in pustole. Ma nel caso in cui ci si dovesse contagiare, chi ne è colpito svilupperebbe la varicella e non il “fuoco” perché questa altro non è che una complicanza dell’infezione del virus che, a distanza di tempo, si risveglia. C’è anche una forma dello Zoster che coinvolge il nervo trigemino dell’occhio e rappresenta tra il 10 e il 20% dei casi.