Roma, 10mila case pubbliche in mano al racket dei clan: la Capitale degli abusivi

La criminalità assegna gli alloggi incassando gli affitti. E gli immobili diventano centrali di spaccio

Lunedì 20 Febbraio 2023 di Giampiero Valenza
La Capitale degli abusivi: 10 mila case pubbliche in mano al racket dei clan

Ci sono gli appartamenti dei palazzoni del Giambellino a Milano, di Mirafiori a Torino, di Scampia e Pizzofalcone a Napoli, di San Paolo e Japigia a Bari, Ma la gran parte della torta del racket delle occupazioni abusive italiane è a Roma. Nella Capitale, delle 76 mila case dell’Ater (l’Agenzia territoriale per l’edilizia residenziale) e del Campidoglio, circa 10 mila sono occupate irregolarmente: numeri di gran lunga superiori a quelli, per esempio, di altre Regioni.

In Campania sono state stimate 8.000 case in queste stesse condizioni, di cui circa 3.000 solo a Napoli. Una galassia di illegittimità senza fine dove ci sono le storie più varie: dal nipote che senza averne titolo ha preso il posto della zia morta anni prima, alla famiglia che si è imbucata nell’appartamento dopo che ha avuto la protezione di qualche famiglia criminale che ha dato il suo benestare. Proprio a Roma gli interessi dei clan malavitosi sono stati messi in evidenza dalle forze dell’ordine durante tanti blitz che hanno portato agli sgomberi: quelli degli Spada e dei Di Silvio a Ostia, dei Casamonica a Cinecittà, dei Moccia a Tor Bella Monaca. 

Roma, case Ater occupate abusivamente dai clan: sgombero a San Basilio

IL BUSINESS ILLEGALE

Il conto del grande business delle occupazioni è presto fatto: chi ha bisogno di un tetto arriva a chiedere aiuto alla criminalità che approfitta dell’appartamento vuoto e spinge a occupare. Così si fa prima e si saltano le lunghe graduatorie delle istituzioni pubbliche. Quando questo accade le case vengono assegnate “chiavi in mano”, con l’obbligo di pagare una sorta di affitto mensile che altro non è che un contributo alla protezione di 50 o al massimo alcune centinaia di euro ogni mese. Un affitto che indirettamente sostiene anche gli affari del crimine. In aggiunta a ciò, per la mala chi vive nel nuovo appartamento può essere considerato come un utile fiancheggiatore o un complice per portare a termine alcuni dei loro business come lo spaccio degli stupefacenti. In moltissimi casi sono state proprio le forze dell’ordine a scoprire basi di spaccio lì dove vivevano intere famiglie apparentemente fuori dal giro degli stupefacenti. Secondo l’Ater di Roma queste occupazioni abusive si traducono ogni anno, solo nella Capitale, in circa 40 milioni di euro di danni per mancati introiti da parte degli occupanti. Si tratta di condizioni che si ripetono anche in altre parti d’Italia dove anche lì, con la complicità di famiglie malavitose, si genera questo mercato illegale delle case che, di fatto, rende sempre più in salita il percorso degli sfratti. Diventa tutto più difficile quando all’interno vivono anziani, disabili, donne con bambini, persone scelte quasi ad arte per fare in modo che quell’occupazione provvisoria si trasformi in definitiva. Dietro a quello che viene chiamato “Diritto all’abitare” c’è dunque lo sfruttamento delle fragilità. Oltre alla criminalità organizzata, a Roma anche le zone più centrali sono state occupate abusivamente con il sostegno di movimenti estremisti di destra e di sinistra. Tra loro, lo Spin Time Labs di Santa Croce in Gerusalemme, la palazzina di via Napoleone III occupata da Casapound, quella di via della Vasca Navale da Acrobax. Oltre ai quartieri periferici come Tor Bella Monaca, Torre Angela e Torre Maura, ne soffrono anche le zone più centrali di via Prenestina, via Tiburtina e di San Lorenzo.

LA STORIA

L’esempio più emblematico è quello di Ennio Di Lalla, 86 anni. Vive nel quartiere Don Bosco, a Roma. A fine 2021 era stato in ospedale per qualche giorno. Al ritorno ha trovato il suo appartamento occupato, con tanto di serratura cambiata. Aveva chiamato i carabinieri, ma era riuscito subito a fare solo una denuncia. Per più di 20 giorni è stato costretto a vivere ospite del fratello. Solo quando la donna, occupante abusiva, si era sentita alle strette, si era data alla fuga. Ed Ennio è potuto (finalmente) rientrare a casa, quella che è stata la sua per una vita e che per giorni gli è stata scippata. 

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