Erano crudeli, in grado di ricoprire una stanza di teli di plastica e trasformarla in una camera delle torture, dove seviziare chi non pagava i debiti di droga. Ora per la banda di narcos capeggiata da Daniele Carlomosti la Procura chiede il conto, ed è pesante: il pm Edoardo De Santis ha sollecitato condanne per 145 anni di carcere per 13 imputati.
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IL DIABLO
Anche Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, uno dei narcos più potenti di Roma, ucciso con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti, portava rispetto. Dall’ordinanza di arresto a carico della banda, emessa nel maggio 2022, emerge che il Diablo aveva chiesto a Carlomosti l’autorizzazione per spaventare un debitore. Il gip Tamara De Amicis aveva elencato gambizzazioni, tentati omicidi, minacce, estorsioni. Ma aveva sottolineato che i nuovi signori della malavita, che volevano conquistare le piazze di spaccio partendo dal quartiere La Rustica, stavano attenti a non pestare i piedi sbagliati. Uno dei collaboratori più fidati di Carlomosti, Fabio Pallagrosi - per lui, assistito dall’avvocato Alberto Fortino, il pm ha chiesto 16 anni -, si sarebbe rivolto ai familiari di Michele Senese per avere l’autorizzazione a togliere di mezzo un debitore che un tempo era stato vicino alla famiglia del boss. Aveva raccontato ai suoi di non avere ottenuto solo il via libera - sottolinea il gip -, ma anche un consiglio: farlo fuori utilizzando uno «stiletto».
LA STANZA
Il debitore era stato sequestrato e rinchiuso in una stanza rivestita da teli di plastica, per non lasciare tracce di sangue. Gli imputati - Carlomosti, Pallagrosi e De Propris, accusati anche di tortura - non sapevano nel cellulare di uno di loro gli inquirenti avevano piazzato un trojan che ha consentito ai carabinieri di ascoltare in diretta le sevizie. Era l’11 dicembre 2018. La vittima era stata legata, spogliata, costretta subire violenze. «Basta Daniè... Mi gira la testa - implorava - mi stai ammazzando». I carcerieri, intanto, gli dicevano di avere a disposizione ogni tipo di arma: pistole, kalashnikov, ma anche forbici, un trapano. L’uomo era stato fotografato e filmato, e gli scatti erano stati inviati ai suoi familiari, chiedendo un riscatto. «Ti taglio a pezzi e vado a prendere i soldi dalla famiglia tua - sono alcuni dialoghi intercettati - ti sto ammazzando».
Tra gli episodi contestati a un altro indagato, Daniele Fabbrini - rischia 13 anni e 4 mesi - c’è un recupero crediti violento: la vittima sarebbe stata obbligata a consegnare tre orologi di lusso e un’auto. Rischia la condanna - 8 anni e 8 mesi - anche Romina Faloci, moglie di Carlomosti. La sentenza sarà in luglio.