Sapienza, pochi e confusi gli pseudo occupanti delle brigate pro-Cospito

Adesioni scarse all’assemblea nella facoltà di Lettere: «Torniamocene a casa»

Venerdì 3 Febbraio 2023 di Mario Ajello
Sapienza, pochi e confusi gli pseudo occupanti delle brigate pro-Cospito

Pochi, residuali, isolatissimi. Si sono tuffati fuori tempo con un carpiato negli anni ‘70 e non hanno trovato l’acqua: ovvero il seguito, l’ascolto e neppure la più vaga comprensione per i loro deliri. La minoranza rumorosa degli okkupanti della Sapienza, anzi di Lettere o meglio di una sola aula della facoltà dove Alfredo Cospito viene effigiato come fosse Gandhi (Pannella? Troppo poco), mitizzato come Sacco&Vanzetti («Vittima del fascio-capitalismo come quei due grandi anarchici», assicura un ragazzo all’assemblea pomeridiana sulle scale dell’edificio), accarezza con occhi compiaciuti i manifesti choc con su scritto «Chi sono gli assassini di Alfredo» (e sotto spiccano tra gli altri i volti fotografati di Mattarella, Cartabia, Nordio, Meloni, oltre quelli di vari magistrati) che campeggiano sulle scale d’ingresso proprio affianco alla targa commemorativa per l’anarchico Pino Pinelli. 


E fanno la faccia feroce gli okkupanti («E’ finito il tempo delle parole, ora azione-azione-azione!») preparandosi alla manifestazione di oggi.

Nella quale questi gruppetti di studenti vestiti da Inti Illimani o da anarco-insurrezionisti da Roma Centro incontreranno di nuovo gli anarchici veri, brutti, sporchi e cattivi, spesso anziani e in sedie a rotelle come il leader settantacinquenne Lello Valitutti.

E il contatto con i super-duri («Alla violenza si risponde con la violenza», ha assicurato Lello a questo drappello di studenti l’altra sera e Pier l’altro vecchio arnese della rivolta con il codino incanutito: «Noi anarchici facciamo gli anarchici da sempre», da quando Bresci fece fuori Re Umberto) può innescare il caos e mettere a ferro e fuoco la città. Incrociamo le dita. Ma intanto, la scene che si vedono nella facoltà pseudo-occupata fanno una pessima impressione. Arriva una ragazza che ha l’esame di storia dell’arte medievale, viene fermata: «Ndo vai?». «A fare l’esame», «No, oggi, no», «E perché», «Perché stanno uccidendo Cospito». «Chi?». Inforca le scale la studentessa e quelli le gridano dietro: «A fascia!». Sembra un viaggio a ritroso nella storia come comica, ma la comica e la tragedia spesso di intrecciano e sono guai. 

 


Un’altra giovane, con le fotocopie della lezione del prof tra le mani, gira per il corridoio a pianterreno ripetendo le nozioni su Dante e le tocca la purga pure a lei: «Che stai a legge’?», «Dante», «Ma Dante è de destra!». Cospito invece, così assicurano i poster sui muri e i discorsi degli okkupanti che non sanno se occupare ancora e per quanto visto che nessuno vuole occupare con loro (il 99,9 per cento degli altri studenti, se potessero, chiamerebbero la Celere e si riprenderebbero la libertà di studiare in pace), non è un terrorista ma un martire, e via con «il coraggio di Alfredo», «Alfredo esempio rivoluzionario come lo furono gli antifascisti al tempo del Duce» e «con Alfredo per combattere il capitalismo».

Davanti a questo muro d’insensatezze, e proprio per non sentirle, tutto il resto della popolazione di Lettere ha preferito restare a casa: come protesta da maggioranza silenziosa. Qui invece, se qualcuno osa obiettare qualcosa, si sente rispondere: «Ma che me stai a reprime’?». E se ci si spinge a dire che forse non è bellissima l’alleanza tra Cospito e i mafiosi contro il 41 bis, si corre qualche rischio: «A giornalista - esclama una ragazza Claudia, con l’anello al naso e l’aria da fuoricorso cronica - se ripeti un’altra volta ‘sta str... o te corco o te caccio». E’ preferibile l’opzione numero due. 


UMANESIMO
Intanto, Giulia, «non anarchica ma anarchica» (auto-definizione), capelli rasta e pronta a «esprimere la mia soggettività antagonista», spiega: «Noi siamo tutti gli sfruttati ma siamo anche la rabbia contro la repressione. E non vi faremo stare tranquilli». I poliziotti in borghese, che si aggirano e sembrano più numerosi degli okkupanti e prendono nota.

Così come si sono segnati le parole del sucomandante Lello, che dalla sua carrozzella combat l’altra sera ha avvertito le giovani brigate pro-Cospito: «Se Alfredo non arriva vivo alla decisione della Cassazione il 24 febbraio, la lotta sarà spietata». Di nuovo Claudia: «Noi comunque facciamo atti vandalici, non terrorismo. Se provocati, non possiamo che reagire perché siamo umani».

L’umanesimo degli okkupanti si fa più impellente all’ora di pranzo quando è il momento - mentre si prepara l’assemblea del pomeriggio e il corteo di stamane - di chiamare le genitrici: «Mamma, ho fame. Non è che, Celere permettendo, mi porteresti un panino». La Celere non si fa vedere, e il panino del rivoluzionario avrà buon gioco nel passare attraverso le maglie della Repressione di Stato. Intanto, in un carnevale di parole altisonanti da «Torturano Alfredo» a «Governo Caino» (quindi Cospito sarebbe Abele), dilaga verso sera la delusione per essere pochi, pochissimi e surreali, e allora si decide di interrompere la pseudo-occupazione. Ma restano sulla facciata di Lettere la scritta «Alfredo libero» e sul marmo del Rettorato lo slogan in spray nero: «L’università è complice del silenzio. Fuori tutti dal 41 bis». 
Ed è tutto molto vintage, ma giocando col passato si può incendiare il presente.
 

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA