Taxi a Roma, risse in coda. «C'è la fila, venga con me»: 70 euro per andare da Termini all'Eur

Un viaggio da 20 euro costa più del triplo: false ricevute e pagamento sempre in contanti

Mercoledì 4 Ottobre 2023 di Camilla Mozzetti
Taxi a Roma, risse in coda. «C'è la fila, venga con me»: 70 euro per andare da Termini all'Eur

La "barriera" umana è compatta e copre per intero lo "skyline" di piazza dei Cinquecento. Aspettano tutti il proprio turno ma ci vuole pazienza e beato chi ce l'ha. Martedì mattina, stazione Termini: sai dove sei. Non sai però quanto tempo impiegherai a raggiungere la destinazione che ti sei dato. E lì, in quella "barriera", il vociare è pressoché univoco: «Sono appena arrivato in stazione, ma c'è una fila mostruosa per prendere un taxi».

Partono le prime telefonate e i messaggi vocali su Whatsapp, tutti terminano così: «Arriverò in ritardo». Quindi la pazienza, per chi ce l'ha appunto. I passeggeri sono lì, stretti in fila con le valigie o la ventiquattrore in mano, con i sandali ai piedi o l'abito blu da meeting, riunione, colloquio di lavoro. Poi però c'è anche chi non può aspettare che la pazienza non è solo una virtù ma, in certi casi, anche un lusso che non ci si può concedere. E allora loro li sentono, li intercettano, si avvicinano perché capiscono che quel potenziale cliente ha fretta. Sono i tassisti abusivi, quelli che in questi giorni con una domanda che supera di gran lunga l'offerta dei taxi regolari fanno incetta di corse. Proviamo anche noi a spacciarci come un passeggero che non può perdere tempo. Che il tempo, alla fine, è prezioso. «Devo arrivare all'Eur», l'abusivo di turno ci pensa un attimo, poi un suo amico lo incita: «Dai accompagna la signora».

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LA TARIFFA

«Quanto prende?», «Sono settanta euro se vuole la ricevuta». Accettiamo: «Pagamento solo in contanti», avverte l'uomo. Inizia così il nostro viaggio che si concluderà dopo circa un'ora dall'altra parte della città. Prima di raggiungere la macchina, una sosta al bancomat per prelevare il contante dal momento che il "tassista" non accetta, come già puntualizzato, il pagamento elettronico. Attraversiamo il piazzale e arriviamo al "taxi": un'Opel grigia come tante altre. Nessuna scritta, nessuna sigla. «Si sieda davanti», invita l'uomo. La macchina è calda poiché parcheggiata al sole. Lo stereo a tutto volume, un profumatore ormai secco sullo specchietto retrovisore. «Ma lei che tassista è?», «Uno come tanti, lavoro con le grandi "manifestazioni"». «Ma perché - replichiamo - che manifestazioni ci sono oggi a Roma?». «Nessuna, ma l'ha vista anche lei quanta gente c'è», «E dunque lei lavora di più?». «Beh non mi lamento, faccio qualche ora, siamo in otto come me, un tempo avevamo una cooperativa poi si è sciolta, ci conoscono tutti che crede». Ma tutti chi? «Alla stazione siamo controllati, ci sono le telecamere, per esempio - dice - se un cliente scorda qualcosa a bordo mi trovano subito, invito sempre le ragazze a fare attenzione con chi salgono che non si sa mai». Ci viene il dubbio che qualcosa non torni: dov'è la licenza, il numero di matricola, dov'è il tassametro? Nulla di tutto questo.

 

IL PERCORSO

A domanda specifica l'uomo glissa e si mette a parlare di quanto è bella Roma ma di quanto gli manchi casa sua, ovvero la Calabria. L'abusivo è cosentino, nato e cresciuto in una cittadella sul mare Tirreno dove i nascituri maschi almeno nel 70% dei casi portano il nome del santo patrono. Lui fa parte del novero. Del resto, si usa così. Guai a disattendere le tradizioni locali. A seguire, mentre da Termini, attraversiamo San Lorenzo, Porta Maggiore e poi San Giovanni fino ad arrivare a imboccare la Colombo, è tutto un miscuglio tra pomodori giganti che arrivano a pesare anche un chilo e mezzo e figli di ndranghetisti che «non sparano né ammazzano più ma si laureano». Poi i disagi di Roma «Pensi che dovevo rinnovare la carta d'identità a giugno - dice - ma l'appuntamento me l'avevano fissato a gennaio e allora che ho fatto? Ho pagato le spese d'imposta e 20 euro a latere per chiudere prima la pratica», e fa l'occhiolino. Arrivati quasi a destinazione, torniamo a chiedere: «Ma lei lavora molto?». «Dipende, alla fine mi organizzo, in questo periodo ci sono tanti turisti va bene, faccio qualche ora e poi torno a casa». Ci lascia il numero di telefono, dovessimo mai avere bisogno di un tassista che porta ovunque, anche fuori Regione. Poi la ricevuta di quelle che si vedevano un tempo con il logo di Roma Capitale, il percorso e la tariffa - predeterminata - a 70 euro. Scendiamo, il tempo di vederlo andar via e chiamiamo un tassista regolare. Arriva e torniamo indietro. Prezzo della corsa? Venti euro e venti centesimi.
 

Ultimo aggiornamento: 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA