Roma, lo stupratore delle tassiste chiede perdono: «Sono cresciuto nella violenza»

Venerdì 8 Gennaio 2016 di Adelaide Pierucci
Roma, lo stupratore delle tassiste chiede perdono: «Sono cresciuto nella violenza»


Ha chiesto scusa alla vittima. Ha ammesso che quel giorno aveva assunto cocaina. E ha precisato di aver avuto un'infanzia difficile, accanto a un padre violento. È stata una confessione piena in aula quella di Simone Borgese, il cameriere accusato di aver picchiato, violentato e rapinato a maggio una tassista da cui si era fatto accompagnare a Piana del Sole. «Ero in preda alla droga quando ho abusato di quella donna - ha detto davanti ai giudici della V sezione collegiale chiamati a giudicarlo - È vero sono stato violento. E poi, per ritardare i soccorsi, ho pure tolto alla tassista le chiavi dell'auto, ma non le ho portato via quello che aveva nella borsetta».
«A volte non riesco a contenermi. Ho avuto un'infanzia diffcile - ha detto Borgese - Sono cresciuto con un padre padrone, che alzava spesso le mani in casa. L'ho visto picchiare mia madre. Alla signora, però, chiedo scusa, perdono. Ho sbagliato. Facevo da tempo uso di cocaina. E anche quel giorno ne avevo abusato. Così sono salito su quel taxi e all'improvviso mi è balenato di compiere quel gesto, della cui gravità mi sono reso conto solo dopo averlo compiuto».
AMMISSIONI TARDIVE
Ammissioni strumentali e arrivate troppo tardi, secondo il pm Eugenio Albamonte che ha spedito a giudizio il cameriere con l'accusa di violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni. Il cameriere, riconosciuto dai colleghi della vittima, aveva già ammesso di aver aggredito la donna («È' stato un raptus»), ma solo dopo l'arresto, diversi giorni dopo lo stupro, e dopo aver tentato di fuggire temendo la cattura.
Nell'ultima udienza la parola era andata alla tassista violentata. «Era un animale, cattivo e violento, aveva un tono della voce crudele - aveva detto in una udienza tenuta a porte chiuse, vista la delicatezza del caso - Mi ripeteva: "Non ti faccio niente, fai così e ti mando via. Dai, dai, dai". E poi mi ha preso a pugni e per il collo. Mi ha strattonato per i capelli, ha abbassato completamente il sedile e mi ha sferrato un pugno con la mano sinistra, poi mi ha ripreso per i capelli. L'ho implorato di non toccarmi, gli ho chiesto di non farmi del male, di avere un po' di umanità per me... E invece ho temuto il peggio». 
LA PERICOLOSITÀ
Borgese, che è sotto processo in altri due procedimenti per essersi masturbato davanti a una tassista e per aver tentato di violentare una minorenne in ascensore (le vittime lo hanno riconosciuto dopo il caso di Piana del Sole), resta intanto in carcere. La revoca della misura cautelare era stata respinta dal Riesame perché l'arrestato avrebbe mostrato un'incapacità totale di trattenere gli istinti sessuali. E non avrebbe agito spinto da un raptus, ma lucidamente, con fare cattivo e violento.
Il collegio aveva definito «allarmanti le modalità e le circostanze dell'episodio in contestazione, dimostrative dell'elevata pericolosità sociale dell'indagato che, lungi dall'essere stato colto da un raptus, come dichiarato, ha lucidamente condotto la vittima, la tassista, la mattina presto in un posto isolato, dove ha approfittato di lei con modalità fortemente aggressive e violente».
 

Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 00:33