Roma, tassista bloccata e rapinata: «Poteva violentarmi, non guiderò più»

Martedì 18 Ottobre 2016 di Riccardo Tagliapietra
Roma, tassista bloccata e rapinata: «Poteva violentarmi, non guiderò più»

«Dammi i soldi o ti sparo e t'ammazzo». Lara, 28 anni, è alla guida del taxi di suo padre, l'ha sostituito, perché il genitore la notte prima si era sentito poco bene. Dietro di lei un uomo la tiene sotto tiro. Lara riesce a vederlo dallo specchietto. Sono le 19 di domenica, zona Casetta Mattei. Ci sono alcune auto che sfilano accanto al taxi, ma la cintura di sicurezza stretta attorno al collo della ragazza le impedisce qualsiasi movimento, anche se è la paura a fare quasi tutto il lavoro.
«Era pelato, o rasato, con la barba folta, scura e il viso leggermente scavato, magro, sarà stato alto un metro e settanta», racconta la ragazza con precisione. Indossava un giubbotto scuro e parlava con un forte accento romano. L'identikit dell'ennesimo rapinatore di taxi riappare come un incubo sulle strade romane, a pochi giorni dall'ultimo arresto avvenuto dopo tre rapine in sequenza ad altrettanti tassisti, che ha portato in cella il balordo che si era guadagnato il nomignolo di bandito con la siringa.

L'ALLARME
L'obiettivo stavolta però è più fragile, perché si tratta di una delle 500 donne che stanno sedute in uno dei 2800 taxi della Capitale - spiega Alessandro Genovese - dell'Ugl taxi, che rimarca «la necessità di installare telecamere e allarmi gps sulle auto di servizio», chiedendo alla Regione Lazio di prevedere un contributo per le auto pubbliche, sia per garantire una maggiore sicurezza agli autisti che ai clienti.

L'INCUBO
La tassista era partita pochi minuti prima da Tor de Schiavi con un paio di persone a bordo. Li aveva scaricati in piazza Gaetano La Loggia, ed era ripartita. Pochi metri dopo, però, un uomo sulla trentina, l'aveva convinta a fermarsi con il cenno della mano. L'ultimo cliente della giornata prima di tornare a casa, si era detta senza sospettare minimanente ciò che stava per succedere. «Mi porti a Corviale?», chiede il cliente. La ragazza accetta la corsa. Il taxi torna indietro per via Portuense verso Casetta Mattei. Ed è qui che il bandito entra in azione. L'uomo con un rapido movimento si sposta sul sedile dietro l'autista, con una mano afferra la cintura di sicurezza indossata dalla tassista, la strattona all'indietro e la blocca, poi le preme il fianco con la canna della pistola. Meglio non reagire. La tassista tira fuori i soldi. Il rapinatore riesce a scucirle l'intero incasso più qualche soldo che la ragazza aveva con se, 230 euro in tutto, prima di sparire nel buio. Lara, invece, non ha nemmeno la forza di chiamare i soccorsi. Preme sull'acceleratore e corre a casa. Sarà il padre più tardi a chiedere aiuto alla polizia.

IL RACCONTO
La sua licenza - racconta la giovane tassista - l'ha venduta da poco, dopo le molestie di alcuni clienti e un paio di balordi che non l'avevano pagata. Lara è stata tassista per cinque anni a Roma, qualche volta aveva avuto paura - confessa -, ma mai come l'altra sera. «Temevo gli partisse un colpo dalla pistola - dice -. Poi mi è venuta in mente la collega violentata un anno fa...». La memoria la riporta alla vicenda di Simone Borgese, il cameriere condannato lo scorso marzo a 7 anni di carcere per aver violentato e rapinato una tassista al termine di una corsa, sostenendo di essere stato colto da un raptus. «Potevo fare la stessa fine», dice davanti al padre la ragazza con le lacrime che le segnano il volto. E promette: «Non guiderò mai più un taxi, nemmeno il tuo papà».

 
Ultimo aggiornamento: 14:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA