Sorelle arse vive a Roma, il papà: «E' stato Seferovic, mi odia per via di Yao»

Martedì 6 Giugno 2017 di Camilla Mozzetti
Sorelle arse vive a Roma, il papà: «E' stato Seferovic, mi odia per via di Yao»


Per lui, per Romano Halilovic, il padre delle tre rom arse vive nell'incendio che ha devastato il camper di famiglia lo scorso 10 maggio a Centocelle, un colpevole c'è da giorni. Ha un volto e un nome. Ma è lo stesso che ieri è tornato in libertà (pur con la convalida del fermo) su disposizione del gip di Torino, Alessandra Danieli, che per «mancanza di seri indizi di colpevolezza» ha respinto le richieste di misura cautelare della Procura di Roma nei confronti di Serif Seferovic.

Il ragazzo, appena ventenne, era stato fermato nell'ambito dell'inchiesta per l'omicidio delle tre sorelline, dopo che gli inquirenti avevano scandagliato le immagini video riprese da un dispositivo di sorveglianza nel parcheggio del centro commerciale Primavera e anche dopo le deposizioni messe a verbale dal padre delle due bambine e della ragazza morte nell'incendio. «È stato lui», ripete Romano, una volta rientrato con la moglie Mela nel campo nomadi di via Salviati. Fa molto caldo e l'uomo si tira su le maniche di camicia. «Te la racconto io dice la verità».

Prende una sedia da quel piccolo container in cui abita con la famiglia che gli è rimasta. Un agglomerato di lamiere in cui mancano addirittura le finestre. Uno dei figli gli passa una bottiglia d'acqua ghiacciata, ma lui non vuole neanche bere, ha solo voglia di parlare: «Non chiedevo soldi, non facevo estorsioni, è successo per la cinese». Le parole seguono un ritmo talmente preciso, cadenzato e puntuale da dare l'impressione che la frase, Romano, l'abbia ripetuta nella sua mente chissà quante volte. L'accusa è ferma e decisa perché il movente, secondo l'uomo, esiste ed è quello della vendetta benché al momento, la sua ricostruzione, sia orfana di certezze.

IL MOVENTE
Ruota tutto intorno alla morte di Zhang Yao, la studentessa cinese investita da un treno sui binari di Tor Sapienza dopo avere subito uno scippo. A sottrarre alla giovane la borsa lo scorso dicembre, fu proprio Serif Seferovic che all'epoca risiedeva ancora nel campo di via Salviati. «Qui ci vive mia madre e mio fratello disabile e io ci ho vissuto per vent'anni, Serif lo conosco benissimo dice Romano a dicembre io stavo al campo de La Barbuta, ma quando abbiamo saputo della cinese mi sono interessato, sono tornato qui, perché sapevamo che la ragazza era stata derubata da uno di noi, ho preteso che uscisse il responsabile perché non poteva essere tutto il campo a pagare».

LA VENDETTA
Parla come un capoclan, Romano. E sia lui che la moglie Mela (seduta al suo fianco) sono certi che le figlie siano state uccise perché l'uomo ha preteso che Serif, membro della famiglia con cui ci sono le maggiori rivalità, si costituisse alle autorità. «Da noi non funziona così aggiunge Romano non possiamo pagare tutti per le colpe di uno solo. Il campo era diviso, c'era chi voleva proteggerlo e altri come me che invece erano convinti che doveva dire la verità: forse ho spinto un po' troppo e l'ho pagata».

Dopo l'arresto di Serif per il furto ai danni della studentessa cinese, «ho ricevuto diverse minacce continua Romano mi dicevano che se non era per me, il ragazzo sarebbe potuto scappare all'estero». Poi Serif è tornato in libertà e «solo pochi giorni prima del rogo a Centocelle dice ancora il papà delle tre rom arse vive avevamo discusso alla discarica di Ponte Mammolo dove vado spesso a prendere dei mobili che la gente vuole buttare; Serif ha provato a buttarci addosso benzina, ce l'aveva con me per questa storia». «Se non è stato lui aggiunge la moglie Mela è stato il fratello. Perché sono scappati tutti dopo la morte delle mie figlie?».
Intanto oggi nella sezione indagini di genetica forense di via Tuscolana sarà confrontato il dna di Serif Seferovic (che continua a professarsi innocente) con alcune tracce biologiche rinvenute dagli inquirenti nel parcheggio dove ha preso fuoco il camper con le tre sorelline. Soltanto dopo si potrà stabilire, forse, la verità.

 

Ultimo aggiornamento: 07:51