Roma, sul Tevere affiora un'isola di rifiuti

Lunedì 29 Gennaio 2018 di Alessia Marani
Roma, sul Tevere affiora un'isola di rifiuti

Il livello del fiume scende e dal letto del Tevere emerge di tutto: vecchie valigie, ruote di autocarri, biciclette (anche quelle del bike-sharing), elettrodomestici e persino un divano. In appena 24 ore l'idrometro di Ripetta ha registrato un brusco calo dell'asticella del corso d'acqua, passato dai 5,76 metri di sabato agli appena 4,93 di ieri sera alle 19. Un dato che mette in allarme, visto che il minimo storico di quest'anno, sempre nello stesso punto, si verificò il 30 agosto a 4 metri e 75 centimetri e ora siamo in pieno inverno. La cartolina scattata in giornata tra Ponte Cavour e Ponte dell'Industria - nel tratto più frastagliato, con scogli e difficile per la navigazione - ha tracciato un nuovo triste affresco fatto di degrado e abbandono per Roma.
 

 

IL DEGRADO
C'è il relitto di un'imbarcazione che ha spezzato gli ormeggi ed è parzialmente affondata ormai chissà da quanto tempo che fa mostra di se, sullo sfondo la cupola di San Pietro blandamente illuminati dalla luce del tramonto. La seduta bianca da due posti, invece, si è arenata nella vegetazione improvvisamente rimasta all'asciutto. Si intravedono pezzi di automobili, pneumatici e marmitte arrugginite, grovigli di bici con i cestini ancora agganciati. Scatti tetri, come le due scarpe uguali che affiorano perfettamente appaiate, quasi fossero appartenute a uno dei fantasmi inghiottiti nel ventre del corso caro a Virgilio. «Il calo segnato dall'idrometro non è di per se emergenziale, ma sitnomatico di una situazione che può diventare critica - spiega l'ingegner Giuseppe Maria Amendola, presidente del Consorzio Tiberina e tra i promotori dell'Associazione Amici del Tevere - e non dipende per forza dalla piovosità urbana e quindi dalla siccità, evento che si verifica in estate. Anzi a condizionare le dinamiche della portata d'acqua sono soprattutto gli affluenti, considerando un bacino idrografico di 17.500 chilometri quadrati. Non solo. Molto dipende dal funzionamento delle dighe a monte. Chi fa canottaggio ha preso ormai una certa familiarità con questo tipo di eventi. Non c'è da allarmarsi».

LE POSSIBILI SOLUZIONI
Ma a chi competono la pulizia e il decoro del letto del Tevere? Una questione complicata, manco a dirlo, dalle mille competenze e da nessun obbligo a intervenire. Proprio di recente la Regione Lazio ha stanziato 2,1 milioni di euro per affidare a una ditta vincitrice di bando triennale la pulizia delle rive, la rimozione dei detriti e l'estirpazione dei cespugli, nel tratto però che va da Castel Giubileo fino all'Isola Tiberina. Quasi un intervento di soccorso della Capitale. «Ma il problema - aggiunge Amendola - è che non esiste un programma di manutenzione sistematica e organizzata. Non c'è una vera concertazione tra gli enti, soprattutto nessuno ha l'obbligo preciso di monitorare e intervenire. Così si creano situazioni di degrado che con il passare del tempo si cronicizzano e la parte più a Sud, penso all'area di Ponte Marconi - continua - subisce i danni peggiori: rifiuti e detriti si accumulano e scendono verso la foce, se aggiungiamo le discariche abusive e gli accampamenti nascosti alla vista, il quadro è completo. La soluzione? Che la pulizia del Tevere, così come quella delle piazze e delle strade, rientri in un contratto di servizio specifico, a cui nessuno più potrà sottrarsi».

alessia.marani@ilmessaggero.it

Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 13:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA