Degrado Capitale/ L'incuria che uccide il sogno di una città

Lunedì 7 Maggio 2018 di Ernesto Menicucci
Una ragazza che muore è una tragedia immane. Se muore per una radice killer è quasi un delitto. E non solo perché Elena era bellissima, con gli occhi verdi, una vita davanti, una passione sfrenata per la motocicletta bilanciata dalla prudenza e dalla pazienza di chi sa che in sella alle due ruote ogni giorno si sfida la sorte. Oppure, ancora, perché Elena – purtroppo – è l’ennesima vittima dell’incuria stradale. Come Luca Miozzi, morto il 26 dicembre 2016 sotto gli occhi del padre, sulla Colombo, mentre entrambi – alla guida di due moto diverse, una davanti all’altra – andavano a Ostia a prendere l’aperitivo.

Il problema è che un ragazzo o una ragazza che muoiono per la mancata manutenzione stradale da parte del Comune, ci ricordano che una buca, o una radice killer, possono arrivare addirittura a falciare la speranza che portano con sé le nuove generazioni. Un controsenso, per una città che come simbolo e come immagine (anche all’estero) dovrebbe avere tutt’altro. 

Roma, infatti, non è solo la Capitale del Paese. A Roma si vive, si lavora, si cresce, si studia. È una metropoli che accoglie, lo ha sempre fatto, che offre infinite possibilità a chi vuole affermarsi o migliorarsi, attraverso le sue università o le sue attività produttive. Elena, che a Roma era nata e vissuta per 25 anni, lo sapeva bene. Lei, ad esempio, coltivava l’ambizione di un lavoro fisso dopo aver imparato benissimo l’inglese ed essersi specializzata nel mondo del turismo.

Una vita spezzata, la sua. E pensare che queste speranze, questi sogni, finiscano maledettamente dentro una buca, contro un guard rail o su una radice di pino è davvero un atroce scherzo del destino, la realtà che irrompe nella nostra vita, reale o social che sia. Già perché, fino a quando non si verificano simili drammi, le buche o il manto-groviera delle strade, sono argomenti da bar dello sport oppure da profilo instagram: si posta la buca, si ride con gli amici, si costruisce il fotomontaggio con il personaggio famoso o con il sindaco di turno (oggi l’ironia del web colpisce la Raggi, come ieri capitava con Marino o Alemanno) sprofondato in un cratere. 

Poi però c’è la vita, e soprattutto la morte, a dirci che il dissesto stradale è la prima emergenza cittadina, quasi un grido di dolore di residenti esasperati, impotenti, sempre più impauriti da eventi che dovrebbero essere “normali”: uscire di casa, andare al lavoro, fare una gita al mare. Ed è da qui che la giunta Raggi dovrebbe partire. O meglio ri-partire, dopo quasi due anni ormai di governo. Un tempo più che sufficiente, se si vuole, per incidere nei problemi più sentiti dai romani. Da qui, dallo stato delle nostre strade e quindi dei nostri quartieri, si misura il livello di vivibilità della città. E su questo, un’amministrazione che si rispetti, deve dimostrare di esserci, per battere un colpo nel governo della Capitale. E per evitare che, da qui a qualche mese, ci ritroveremo a piangere un’altra Elena, ennesima vittima dell’incuria stradale.
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