Maurizio, pestato in metro a Roma: «Mi ha aiutato solo mia madre»

Martedì 20 Settembre 2016 di Raffaella Troili
Maurizio, pestato in metro a Roma: «Mi ha aiutato solo mia madre»

Due balordi e tu che fai, ti avvicini e chiedi loro di spegnere la sigaretta?
«Gli ho solo detto che non si poteva fumare dentro la metro, non pensavo fossero delinquenti. Poi ho visto che non ci si poteva ragionare e mi sono allontanato».

Maurizio è steso in un letto del Policlinico Umberto I, gli fa male tutto, oggi sarà operato. Parla a malapena, piange. Con l'aiuto di Elena, la mamma, malmenata anche lei, ricostruisce il pestaggio di cui domenica è stato vittima.

«E' iniziato tutto alla fermata Castro Pretorio, verso le tre del pomeriggio. Stavano facendo un macello, fumavano, urlavano, c'erano famiglie con bambini che si allontanavano, il vagone si stava svuotando per colpa loro. Qualcuno li filmava, sono andato a dirglielo, se la rischiavano. Mi hanno risposto fatti i cazzi tuoi e vattene. Così sono andato tre o quattro vagoni più distante».

E stavi tranquillo?
«Sì, me ne stavo per conto mio. Tornavo verso casa con mia madre, ero uscito dall'ospedale perché sabato mi hanno tenuto sotto controllo per la pressione alta. Lei aveva staccato dal lavoro ci eravamo incontrati a Termini».

Invece che è successo?
«Uno di quei due, è sceso dalla metro ed è rientrato dalla porta dove mi ero messo io, si è diretto verso di me, con l'aria da boss. Io gli ho detto: A fratè, ma che ce l'hai con me?. E lui è partito dritto con un pugno, ho provato a difendermi gli ho dato un calcio, ma era una furia, sono vivo per miracolo».

Non parlava, menava solo.
«Ha continuato a colpirmi, muto, sempre al volto, tanto che mia madre l'ha sbattuto contro i sedili, gridava lascia perdere mio figlio, ma quello ha dato una pizza anche a lei».

E nessuno è intervenuto?
«No in quel momento no, nessuno ha detto niente, dopo sì, gli sono corsi dietro, ma quando ero steso a terra semi incosciente c'è stato un fuggi fuggi generale. Prendevo colpi, anche perché erano in due, è arrivato anche quell'altro e ha iniziato a tirare calci alla testa, senza pietà a quel punto non ho saputo più difendermi. Mia madre cercava di fermarlo, è rimasta con un pezzo della sua maglia in mano».

Pensavi fossero due ragazzi normali, non due pregiudicati e su di giri perché sotto l'effetto della droga?
«Certo, li ho anche avvisati che avrebbero pagato conseguenze, con uno ho provato a difendermi, con tutti e due, no, non ce l'ho fatta».

Ora che ti aspetti?
«Mi aspetto che paghino davvero, mi aspetto il massimo della pena, guarda come mi hanno ridotto, in due senza parlare, solo in cerca di qualcuno da picchiare. Mi fa male tutto, devo essere operato, ho una frattura sopra l'orecchio».

Maurizio probabilmente oggi subirà un intervento, i medici sono moderatamente ottimisti, ma lui resta pieno di rabbia.
«Io non sono un provocatore, sono andato lì in buona fede, stavano facendo una caciara. Spero di rimettermi in sesto, in piedi, io li voglio vedere pure morti a quei due».

Che tipi erano?
«I capelli rasati, robusti, altezza media, molto scuri, tanto che mia madre pensava fossero stranieri, anche perché non hanno proferito parola».

Maurizio, 37 anni, disoccupato, non ha l'aspetto di uno che va a cercarsi rogne, ha lo sguardo mite e sereno.

Probabilmente è uno dei pochi, rimasti in giro, che davanti alle prepotenze e ai comportamenti sbagliati prova a dire la sua. Anche la mamma è dalla sua parte. E' rimasta con lui fino a sera, fino a quando trasferito nel reparto di Neurochirurgia, si è finalmente addormentato.

Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 07:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA