Ostuni, 16enne romano investito al villaggio vacanze. La disperazione del padre: «Me l’hanno quasi ammazzato»

Martedì 9 Agosto 2016 di Maurizio Distante
Ostuni, 16enne romano investito al villaggio vacanze. La disperazione del padre: «Me l’hanno quasi ammazzato»
Gli ingredienti per la ricetta della felicità c'erano tutti: ottimi voti a scuola, tanti amici, l'attività sportiva praticata a livello amatoriale con discreto successo, l'affetto di una famiglia allargata ma i cui rapporti infondevano la serenità necessaria a un 16enne. Poi, improvvisa, la tragedia. «Me l'hanno ammazzato». Il padre del 16enne romano investito e ferito gravemente la notte tra il 6 e il 7 agosto nei pressi di un villaggio turistico di Ostuni dove si trovava in vacanza, un odontoiatra molto noto nella capitale, non si dà pace, aspettando al quinto piano dell'ospedale Antonio Perrino.
Rispondendo ad alcuni giornalisti, l'uomo ha raccontato della straordinaria normalità di un ragazzo di 16 anni con tanti sogni nel cassetto e col sorriso sempre stampato in volto. «Sabato pomeriggio aveva giocato a pallone sulla spiaggia con gli amici, era l'ultimo giorno di vacanza, qui in Puglia». La permanenza, purtroppo, si è dovuta allungare a causa dell'incidente capitato al ragazzo: da Roma, sono arrivate in tutta fretta la mamma del 16enne e la compagna del padre. L'uomo aveva passato una settimana di ferie a Ostuni in compagnia dei figli avuti durante il precedente matrimonio: oltre al 16enne investito nelle prime ore di domenica, c'è suo fratello minore, uno dei “pulcini” della squadra della Roma.
 
Il bambino, agitandosi per la sala d'aspetto, chiede a tutti notizie sul fratello: «Ma è vero che si salva, no?». Chiede conforto al padre che cerca in qualche modo di consolarlo. «Si salva, no? Lui è forte, si salva sicuro. Ma perché non lo portiamo a Roma?». Le mille domande del piccolo hanno un unico argomento. «C'è un elicottero che sta aspettando ma non decidiamo noi, appena sarà possibile decolleremo per Roma». Questo è il massimo che si può dire, in questa situazione, a un bambino che non sa cosa ne sarà di suo fratello. Di elicottero, ovviamente, non se ne parla, almeno per ora: il ragazzo non si può muovere da Brindisi.
vede un camice bianco sbucare dall'area riservata ai pazienti ricoverati in rianimazione, gli si fionda contro. «Lo salvate mio fratello, lo salvate?». La ricerca di conferme è inestinguibile. «Se si salva? Stiamo facendo tutto il possibile, credimi, ma non puoi farmi delle domande così difficili».

Le condizioni del 16enne non sembrerebbero alimentare ottimismo: la situazione è costantemente monitorata dai medici del Perrino che stanno sottoponendo il giovane a delle Tac periodiche per controllare l'evoluzione del trauma cranico riportato a seguito dell'incidente.
«Mio figlio è un ragazzo splendido: aveva tutte le carte in regola per essere felice». Il 16enne frequenta il liceo scientifico dell'Eur, quartiere dove vive, e, sempre all'Eur, si allena al centro sportivo Dabliu. «A scuola prende ottimi voti; ha tanti amici, lo sport. Tutto stava andando per il verso giusto». Fino a quella notte, l'ultima delle vacanze in Puglia per poi tornare alla quotidianità romana.

Le belle parole che il padre ha riservato al figlio sono suffragate anche dalle ricostruzioni investigative che stanno venendo fuori in queste ore. Il 16enne non è stato trovato in coma etilico, come le voci circolate in un primo momento hanno lasciato intendere: il suo tasso alcolemico era pari a 1,20 grammi per litro, non di molto superiore al limite previsto dalla legge per chi si mette al volante, che è di 0,50. Aveva bevuto qualche birra, probabilmente, ma quello che gli è capitato non ha nulla a che vedere col suo stato psicofisico.
Bisogna aspettare ancora per capire quale sarà il destino riservatogli: le 72 ore di osservazione stanno passando e solo allora i medici si potranno pronunciare. Nella sala d'aspetto del reparto di rianimazione, al quinto piano dell'ospedale Perrino, la speranza è una luce fioca ma ancora accesa che lotta contro i cattivi pensieri di un padre distrutto, il cui unico assillo è: «Me l'hanno ammazzato».
Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA