Mafia Capitale, l'ad di Ama: «Senza Buzzi risparmiati 6 milioni l'anno»

Martedì 21 Giugno 2016 di Adelaide Pierucci
Mafia Capitale, l'ad di Ama: «Senza Buzzi risparmiati 6 milioni l'anno»
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Sentenza in vista per uno dei big delle istituzioni travolti dallo scandalo Mafia Capitale. È stato fissato per il 18 luglio a piazzale Clodio il giudizio per Maurizio Venafro, l'ex capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (estraneo ai fatti), imputato in uno dei rivoli dell'inchiesta con l'accusa di turbativa d'asta per l'appalto sul Cup. Un affare da sessanta milioni di euro - saltato per via della maxi retata di Mafia Capitale che stava per consegnare alla cricca di Salvatore Buzzi la gestione appunto del Cup, il servizio regionale sanitario di prenotazione unica. Per aggiudicarselo, secondo l'accusa, era bastato muovere le pedine chiave alla Pisana.

Ossia piazzare un uomo di fiducia di Buzzi il funzionario Angelo Scozzafava, vicino all'ex consigliere comunale e regionale Luca Gramazio nella commissione aggiudicatrice dell'appalto europeo indetto dalla Regione con il beneplacido di Venafro. Accusa da cui ieri Venafro si è difeso: «Non ho fatto favori a nessuno» ha detto rivolgendosi alla corte, «Se Gramazio mi avesse chiesto qualcosa sull'aggiudicazione dell'appalto lo avrei scaraventato fuori dalla finestra». «Ho solo segnalato» ha aggiunto, «il curriculum coi titoli di Scozzafava, ma nell'ambito di rapporti istituzionali e non di favori». Un appalto comunque mai assegnato, visto che le carte sono state sequestrate prima dell'aggiudicazione. Sempre di appalti sfilati alla cricca del ras delle coop e del braccio destro Massimo Carminati ieri si è parlato in un'altra aula di giustizia, la bunker di Rebibbia, dove si sta svolgendo il processo sul filone principale di Mafia Capitale con i 46 imputati alla sbarra.
 
L'AD DI AMA
«Mafia Capitale? All'Ama è costata sei milioni di euro all'anno» ha detto in veste di testimone, Daniele Fortini, ad della municipalizzata all'ambiente, quantificando il risparmio in seguito all'annullamento delle gare per la raccolta dei rifiuti organici e del multimateriale finite al centro dell'inchiesta, la prima assegnata nel 2011, l'altra datata 2013. «I prezzi per queste due gare risultavano abnormi e per questo abbiamo riaffidato i servizi» ha sottolineato il manager «ottenendo un ribasso fino al quaranta per cento, con un risparmio di circa 6 milioni di euro all'anno per le casse aziendali. Solo per il multimateriale leggero, plastica e lattine, siamo passati da 390 euro a tonnellata a 274 euro».

È saltata invece per impegni post elettorali l'audizione di Nicola Zingaretti, attesa nel processo a carico di Venafro. Da qui la decisione del difensore dell'ex capo di gabinetto, l'avvocato Maurizio Frasacco, di rinunciare alla convocazione del testimone. Si andrà subito a sentenza. Così il protagonista degli appuntamenti giudiziari di ieri è rimasto Venafro, e a seguire il suo coimputato, Mario Monge, l'imprenditore delle coop, ritenuto sponda per l'appalto pilotato di Buzzi. Che alla fine ha pianto più volte: «Perché dopo trent'anni nel mondo della cooperazione ho fatto affari con Buzzi? Per salvaguardare il lavoro». Il presidente della corte lo ferma: «Buzzi al telefono disse: Abbiamo fatto la doppietta parlando dell'appalto Cup». Monge: «Buzzi è un personaggio. E' un millantatore, ma anche un grande imprenditore».

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