Omicidio Varani, recuperato il pc di uno dei killer: si cercano video pedopornografici

Mercoledì 16 Marzo 2016 di Cristina Mangani e Paola Vuolo
Omicidio Varani, recuperato il pc di uno dei killer: si cercano video pedopornografici


Lo hanno recuperato dopo lunghe ricerche, perché Marco Prato aveva pensato che fosse meglio non lasciarlo alla portata di tutti: il computer personale, dove passa la vita di ognuno di noi. A sequestrarlo sono stati i carabinieri del Nucleo provinciale ed è un elemento considerato molto importante per le indagini, perché aiuterà gli inquirenti a capire chi sia veramente questo giovane pr delle notti romane. Insieme con Manuel Foffo, è accusato di aver ucciso per futili motivi e con crudeltà il giovanissimo Luca Varani. I due indagati adesso si scambiano accuse feroci e provano a scaricarsi le responsabilità l'uno con l'altro. Per questa ragione il sequestro del pc potrebbe essere di grande aiuto per le indagini. Potrebbe far capire veramente chi fosse Marco Prato e chi dei due assassini sia stato il vero “dominus” in quella giornata di follia.

«SIAMO DIVERSI»
Era stato Manuel Foffo, durante il secondo interrogatorio davanti al pubblico ministero Francesco Scavo, a chiedere agli inquirenti di fare chiarezza sui video contenuti nel cellulare di Prato. «Io e Marco - ha dichiarato a verbale - siamo due personalità diverse. Vorrei che i telefoni in sequestro a me e a lui vengano controllati. Ho visto delle cose orribili sui suoi telefoni: c'erano foto di stupri sulle donne e immagini con atteggiamenti, erano ritratti anche bambini nel compimento di atti sessuali. Non fa proprio parte di me la cosa di andare in giro per la città a cercare gente da stuprare, come emerso dalle dichiarazioni di Marco nei miei confronti. Sul mio cellulare - ha aggiunto - ho dei video pornografici, ma sono solo quelli che mi inviano via web».


 

LE IMMAGINI
Il sequestro del computer, richiesto dal pubblico ministero Francesco Scavo, servirà anche a capire se Prato tendesse a frequentare siti con immagini pedopornografiche e, qualora venisse accertato, potrebbe rischiare un'accusa ulteriore. I video e le riprese sembrano infatti essere una costante nella sua vita. Anche con Foffo pare abbia fatto così. Lo raccontano tutti e due gli indagati al magistrato, quando parlano di come si erano conosciuti. «È successo a Capodanno - dice Manuel - a una festa organizzata da Marco, e in quella circostanza ci siamo drogati e poi c'è stato del sesso. Volevo non sentirlo più, a me piacciono le donne, ma mi ha detto che aveva fatto un video e che lo teneva nel telefono. E allora sono stato costretto a rimanere in contatto con lui».
Spiegherà, poi, Prato che, non soltanto i due si sono rivisti altre volte, ma che a gennaio scorso hanno passato quattro giorni tra follie e droga. Inoltre Marco conosceva anche casa della mamma di Foffo, visto che ha preso dall'appartamento un rossetto e dei trucchi. L'ultima volta è successo poche ore prima dell'omicidio di Luca Varani. «Manuel mi ha truccato», ha raccontato al gip Marco Prato. Ma la giornata non è stata solo quello. Sono stati momenti di complicità, legami stretti intorno al progetto delirante che stavano per mettere in pratica. E quando tutto è successo, dopo che il povero Luca ha ceduto alle coltellate, ai tagli e ai colpi in testa, Manuel ha detto a Prato: «Questa cosa ci ha legati per la vita».

«IL CORPO DA FAR SPARIRE»
«Dopo il delitto, si è lavato e cambiato - continua il pr - e si è messo a letto. Mi sono messo la parrucca e mi sono sdraiato con lui. Io lo amavo. Quando mi sono svegliato mi sono reso conto di cosa avevamo fatto. Manuel ha cercato di tranquillizzarmi, voleva far sparire il corpo. Abbiamo discusso su come liberarcene. Lo abbiamo avvolto e lo abbiamo messo sul letto. Ho pulito e in quel momento mi sono reso conto della gravità. Lui voleva farsi aiutare, ma io non potevo continuare a vivere dopo aver ucciso un ragazzo di 23 anni». Secondo il verbale, Foffo tenta di calmare il complice, ma poi i due escono di casa e vanno a bere qualcosa. «Io piangevo e lui voleva la macchina - conclude Prato - Gli ho chiesto di pagarmi la stanza dell'albergo, le medicine e i super alcolici. Volevo solo uccidermi. Lui sapeva che mi volevo uccidere e non ha fatto nulla per fermarmi».
Ieri il pm ha firmato il nullaosta per la restituzione alla famiglia del corpo di Luca. La salma nelle prossime ore sarà a disposizione dei parenti e subito dopo verranno celebrati i funerali.
 

Ultimo aggiornamento: 15:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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