River, la gang del campo rom: allarme sicurezza a Roma tra furti, spaccio e traffico di rifiuti

Mercoledì 25 Luglio 2018 di Mauro Evangelisti
River, la gang del campo rom: allarme sicurezza a Roma tra furti, spaccio e traffico di rifiuti

Furti, piccoli e meno piccoli; anche fenomeni di spaccio; traffico e incendio di rifiuti; illegalità diffusa perché quell'insediamento è abusivo, comunque la si voglia raccontare lì non ci potrebbero stare. Per gli investigatori che conoscono certe dinamiche, all'interno del camping River ci sono logiche che vanno oltre il recinto della legalità. Sono rimasti 270 rom, di origine romena e bosniaca, qualcuno è moldavo, le varie famiglie convivono senza pestarsi i piedi, gli elementi fragili e bisognosi di assistenza sono una esigua minoranza. Funziona così: nella stessa mattinata in cui la Corte di giustizia europea accoglie il ricorso di tre rom che abitano nel camping River, contro la polizia municipale che va a portare una denuncia parte una sassaiola, alcuni occupanti della struttura di nascondono dietro gli striscioni e dunque neppure è possibile identificare chi ha scagliato le pietre. L'uomo denunciato per interruzione di pubblico servizio non abita all'interno del camping, è il leader di un'associazione a sostegno dei rom che il giorno precedente ha guidato la protesta che ha impedito la rimozione di alcuni prefabbricati di proprietà del Comune. Mentre i vigili urbani del XV Gruppo, con due pattuglie, da mesi sono costretti a sorvegliare giorno e notte la strada senza uscita che porta al campo nomadi abusivo, via Tenuta Piccirilli, i residenti che abitano nella zona parlano solo dietro garanzia dell'anonimato, hanno ricevuto delle minacce e legittimamente hanno paura. Secondo gli investigatori di artigiani che lavorano il rame dentro al camping non ce ne sono, ma l'attività principale (anche se non dimostrata) di una parte degli occupanti è legata ai furti.

PAURA
«Scriva genericamente Comitato Via Tiberina», dicono.

Il comitato riunisce un centinaio di abitanti di questa zona di Roma Nord vicino al Tevere, che da dodici anni convive con un insediamento ormai abusivo. Lungo la strada ci sono delle case, quasi tutti hanno subito dei furti, magari piccoli e banali; nelle zone più distanti, a Prima Porta, ci sono stati furti più importanti, nelle ville. «Non possiamo affermare che siano opera di quelli del camping, ma una cosa è certa: quella è un'area abusiva. E se qualcuno ci viene a trovare - racconta chi ha la sfortuna di abitare dopo il posto di blocco dei vigili urbani - per passare deve presentare i documenti, vi pare normale?». I residenti non vogliono finire nel tritacarne della politica e dei tweet, misurano bene le parole, ma neppure vogliono negare una realtà divenuta insopportabile, perché ormai nel campo abusivo non funzionano più le utenze, c'è un problema di tutela della salute pubblica che riguarda gli occupanti ma anche chi abita in quella strada, «e il diritto alla salute di noi cittadini è tutelato dalla Costituzione». Nei mesi scorsi hanno dovuto anche sopportare i fumi tossici quando nel camping vengano bruciati i rifiuti. Forti della sospensiva dello sgombero ottenuta dalla Corte di giustizia europea, ieri pomeriggio i macchinoni con a bordo chi vive nei moduli abitativi del camping continuavano a fare su e giù lungo la strada, passando dal posto di blocco dei vigili. «Sembra si divertano», si lascia scappare un agente, ma lui e i colleghi non cadono in provocazioni. Certo, è uno stereotipo giudicare una comunità dalle auto, però di Panda vecchio tipo non se ne vedono: sembra alquanto improbabile che non si possano permettere di affittare un appartamento.

Ultimo aggiornamento: 23:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA