Roma, «Una stanza delle torture per punire chi tradiva il clan Spada»

Sabato 16 Aprile 2016 di Ilario Filippone
Roma, «Una stanza delle torture per punire chi tradiva il clan Spada»

Un mafioso con l'Aids pronto a mordersi le labbra per contagiare chiunque non ubbidisse agli ordini dei capi, garage trasformati in magazzini insonorizzati, dove consumare le torture. L'hanno chiamata operazione “Sub Urbe”, un'inchiesta sulla mafia di Ostia coordinata dal procuratore Michele Prestipino, ma è un campionario dell'orrore documentato dai carabinieri e vergato di proprio pugno dal magistrato Annamaria Fattori, il gip che ha spiccato i mandati di cattura. In manette sono finiti dieci esponenti della famiglia Spada.
I mammasantissima di Ostia, secondo le indagini, erano i ras degli alloggi popolari dai modi davvero bruschi e violenti. Tra le vittime, il nipote del defunto padrino Giovanni Galleone, “Baficchio”: lo hanno torturato per una mattinata intera, tagliuzzandogli lentamente i tendini della mano con una lama affilata, pestandolo a sangue in piazza, solcandogli il petto con coltelli acuminati.

MASCHERA DI SANGUE
Michael Cardone è tornato a casa che era una maschera di sangue. Dalle carte dei magistrati saltano fuori altri esempi. E' il caso del mafioso con l'Hiv, l'untore che il clan Spada sguinzagliava per castigare chi non si piegava al racket. Ha contratto il virus da giovanissimo. Lo scorso 15 dicembre, gli investigatori hanno intercettato la voce di una delle sue vittime, Tamara Ianni: «Oggi – dice a una sua amica – è venuto quello con l'Hiv, si è mozzicato le labbra pe sputamme er sangue infetto in faccia, questi ci ammazzano». Dopo avere ascoltato la conversazione, i militari hanno convocato in caserma la donna, per sentirla: «Voleva che lasciassi il mio alloggio popolare. Ho paura di lui, è sieropositivo» ha riferito la testimone.
 


LE ESTORSIONI
«Dallo strumento delle intercettazioni telefoniche e dalle successive attività di riscontro – documenta il gip Fattori – risulta che Massimiliano ed Enrico Spada, Nando Di Silvio detto “Focanera” e Massimo Massimiani, soprannominato “Lelli”, in concorso con altri soggetti non identificati, avvalendosi delle condizioni di omertà e assoggettamento suscitate nelle vittime e derivanti dalla loro appartenenza al clan zingaro degli Spada, attraverso numerose condotte estorsive poste in essere in esecuzione di un più ampio disegno criminale, si sono impossessati o stanno cercando di impossessarsi delle unità abitative popolari». Dalle 200 pagine di ordinanza emerge il nome di una vecchia conoscenza del crimine organizzato: il boss Giovanni Galleone aveva trasformato un garage in via Antonio Forni in una camera delle torture insonorizzata. Qui, prima di morire ammazzato, ci portò un suo gregario per punirlo severamente: «Sparò Massimo Massimiani, “Lelli”, ad un orecchio, facendogli perdere l'udito. Era passato con gli Spada, inoltre non gli aveva pagato un etto di eroina» ha rivelato la superteste Tamara Ianni ai carabinieri di Ostia. La donna è stata sentita in due occasioni. La prima risale al 17 dicembre 2015: «Almeno fino al 2010 – ha svelato – lo zio di mio marito, “Baficchio”, ha rivestito un ruolo di vertice nell'ambito della malavita di Ostia ed è stato coadiuvato da Massimo Massimiani. Ad un certo punto, i rapporti tra i due si sono incrinati. Baficchio ha imposto a Massimiani di cedergli la sua abitazione, un alloggio popolare, come corrispettivo di una partita di droga non pagata. La mansarda è stata poi rivenduta in nero, credo per 20mila euro».

I TRADIMENTI
La cosa non morì lì: «Ricordo che una volta – ha raccontato la testimone - Baficchio ha portato Lelli nella camera delle torture, un magazzino rivestito in gommapiuma, e gli ha sparato ad un orecchio.
Lo aveva tradito, era passato con i suoi nemici di sempre, gli Spada». Il boss Giovanni Galleone è stato ucciso qualche giorno dopo. Correva il 22 novembre 2011. I sicari furono svelti e spietati. Quando la macchina dei soccorsi giunse sul posto, trovò a faccia in giù anche il suo alleato Francesco Antonini, “Sorcanera”. «I mandanti sono gli Spada, “Baficchio” e “Sorcanera” erano espressione della criminalità organizzata legata alla vecchia banda della Magliana, dunque con gli Spada si contendevano gli affari criminali sulla piazza di di Ostia, estorsioni, alloggi popolari, droga» ha messo nero su bianco la superteste Tamara Ianni.

Ultimo aggiornamento: 21:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA