Roma, entro un mese pronta la nuova casa per Chiara

Martedì 1 Marzo 2016 di Raffaella Troili
Roma, entro un mese pronta la nuova casa per Chiara


Un piano terra, un appartamento autonomo, non in un condominio. A 15 minuti dal Santa Lucia, a 8 da Casal Bernocchi, dove Chiara ha vissuto e studiato dai 17 anni in poi. L'incontro in Comune tra il papà di Chiara Insidioso Monda, la giovane massacrata da Maurizio Flacioni due anni fa e ridotta in stato semi vegetativo, e il viceprefetto Clara Vaccaro, avrebbe avuto esito positivo. Presente Andrea Santoro, il presidente del Municipio interessato, il IX, colui che ha proposto una soluzione a breve, dal momento che la giovane dovrà lasciare la clinica Santa Lucia a breve. «Nei prossimi giorni i medici di Chiara - spiega - faranno un sopralluogo per vedere le modifiche da apportare all'appartamento, appena mi danno l'ok, faccio partire i lavori, anche perché si sono fatte avanti diverse aziende. A quel punto, tempo un mese, massimo un mese e mezzo e l'abitazione sarà pronta anche perché ho ricevuto la disponibilità a occuparsene da parte di diverse aziende».
Tre locali a piano terra e un giardino, la casa corrisponde alle caratteristiche chieste dai medici e dagli assistenti sociali e portate avanti dal padre Maurizio, che «mi è sembrato contento». Nel frattempo, Chiara potrebbe essere trasferita a Casa Iride, la clinica di Torre Spaccata che ospita persone in stato vegetativo persistente. E forse è un bene, secondo la mamma, Danielle Conjarts, che sta premendo affinché sua figlia resti ancora qualche tempo al S.Lucia. «E' chiaro che voglio il meglio per mia figlia e una casa è la cosa migliore, ma è ancora presto, Chiara ha bisogno di assistenza h24, un giorno sta bene uno male. Come ha detto anche il primario ha bisogno di tanta riabilitazione».
 

L'ODISSEA DELLA MAMMA
Da due anni la vita di Danielle è cambiata. Ogni giorno, dal lunedì al sabato, alle 7,15 esce di casa e fa su e giù tra bus e treni da Cerveteri a Roma per accudire la figlia. Tre ore ad andare e tre a tornare. «Alle 15,30 stacca dal lavoro Maurizio, il papà, e viene a darmi il cambio, o le sue sorelle. Ho smesso di lavorare, la mia vita è diventata questa, vivo per Chiara, qualcuno mi ha scambiato per la badante». Schiva, arrabbiata, ha lasciato spesso spazio all'ex, tranne dopo il processo quando papà Maurizio si è sentito male e lei ha preso per la prima volta la parola. Non le interessavano le telecamere o meglio «i primi tempi non riuscivo più a parlare». Dopo due anni ci prova sui social (il gruppo facebook Giustizia per Chiara) e a voce. «Spero anch'io che diano una casa a Chiara, purché prosegua lo stesso standard di riabilitazione, dunque dovrà ricevere un'assistenza domiciliare idonea. Mia figlia? E' migliorata, comprende tutto, ma non parlerà più, è imprigionata dentro di sè. Col dito alzato dice sì, chiude gli occhi per dire no. Ma non potrà mai comunicare con me, non potrò vederla sposata, darmi un nipote, quell'assassino le ha tolto la vita, si è approfittato della sua ingenuità, le ha fatto il lavaggio del cervello».
Fa buio e la mamma di Chiara è già in viaggio come un automa, nella stanza 312 ora c'è il papà. E una casa dignitosa all'orizzonte, per una giovane figlia da accudire come una piccola di sei mesi.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA