Roma, casa esplosa, gli inquilini: «Siamo morosi, ma non assassini»

Sabato 31 Dicembre 2016
Roma, casa esplosa, gli inquilini: «Siamo morosi, ma non assassini»

«Piango per quella madre e quella bambina così piccola.

Anche noi abbiamo perso tutto». È ancora scossa Chitra Samarathunga Whjesoorriya Arachige, l'affittuaria cingalese ascoltata dagli inquirenti che indagano sul crollo della palazzina di Giacomo La Marca a Dragoncello in cui hanno perso la vita Debora Catinari e sua figlia Aurora, di soli otto anni. La donna, proveniente dallo Sri-Lanka, ha trovato ospitalità presso alcuni amici insieme agli altri connazionali con cui condivideva l'appartamento da cui sarebbe partita la fuga di gas. Per l'intera giornata di ieri, si sono tutti barricati in casa e sono stati blindati dalla comunità cingalese così folta tra Dragona e l'Infernetto. «Siamo morosi è vero ha confidato la donna alle forze dell'ordine - ma non siamo dei criminali». Chitra ha ammesso ai carabinieri la presenza delle bombole di gas. «Ne avevamo una - ha detto - la usavamo solo per cucinare e scaldarci. Ma era chiusa bene e la usavamo con cautela».
 
 


FUSTI GPL
Versione che però non combacerebbe con quella di alcuni residenti del quartiere che più volte hanno assistito alle forti discussioni tra vicini proprio a causa della sistemazione dei fusti di gpl, accatastati perfino in balcone. «Litigavamo ha spiegato la cingalese ai funzionari del comune che si stanno adoperando per l'assistenza alloggiativa - ma come capita spesso tra inquilini e proprietari. Adesso però non so se ritornare in quel quartiere». «Non siamo abituati al freddo prosegue - ci hanno staccato le utenze e in qualche modo dovevamo riscaldarci».

«Se avessimo avuto i soldi avremmo pagato tutto ha detto quasi in lacrime ai servizi sociali - ora temo anche di perdere il lavoro, l'unica cosa che mi è rimasta». La donna ha confermato anche il giro di subaffitti di alcune stanze ai suoi connazionali. Un totale di sei persone che saranno collocati in un residence diverso rispetto agli altri sfollati per evitare ritorsioni e vendette. Ci sarebbe anche un piccolo giallo nella deposizione fornita dalla cingalese agli inquirenti. La donna infatti si era assentata dalla sua abitazione per qualche giorno e avrebbe dichiarato di essere rientrata il mercoledì dell'esplosione. Ma questo sembra non tornare agli investigatori: dai loro riscontri la straniera sarebbe rincasata la sera precedente al crollo. Una circostanza che allarga di più il campo delle ipotesi al vaglio dell'autorità giudiziaria. La procura di Roma sta attendendo il risultati delle perizie sulle macerie della palazzina. Quello che avrebbero già appurato gli esperti è che a scatenare l'esplosione sia stata l'eccedenza di gas. Una combinazione con l'ossigeno che era presente all'interno dello studio dentistico del piano interrato ha creato l'effetto «ordigno bellico».

LE AUTOPSIE
«L'attrezzatura del laboratorio di mia sorella è a norma - ribadisce Maurizio Catinari, anche lui odontoiatra- recentemente abbiamo ricevuto un sopralluogo della Asl che ha accertato che era tutto in regola. Le bombole di ossigeno poi erano state acquistate da poco. Abbiamo ancora le fatture». Ieri, infine, si sono svolte le procedure di riconoscimento ed è stato conferito l'incarico per le autopsie. Dalle prime indiscrezioni trapelate, il corpo di Debora sarebbe apparso completamente sfigurato. Circostanza, questa che avvalora l'ipotesi di una morte istantanea.

Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 13:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA