Roma, catena umana sulle dune di Capocotta: «No alla chiusura dei chioschi»

Lunedì 18 Aprile 2016 di Giulio Mancini
Roma, catena umana sulle dune di Capocotta: «No alla chiusura dei chioschi»

Un abbraccio lungo più di un chilometro per manifestare l'amore verso l'ultima spiaggia di Roma con le dune. Grande partecipazione alla manifestazione “I love Capocotta” ieri mattina lungo l'arenile disteso tra l'ottavo e il decimo chilometro della via Litoranea. Centinaia di persone, molte delle quali con indosso la maglietta rossa e lo slogan della giornata, si sono date appuntamento per il flash mob voluto da quanti frequentano quella spiaggia e che temono la fine di un'esperienza quasi ventennale.


I SEQUESTRI
La magistratura ha disposto il sequestro di quattro dei cinque chioschi ordinando la demolizione degli ampliamenti abusivi che i gestori stanno realizzando in questi giorni. La convenzione con i vecchi assegnatari dei servizi è scaduta nell'estate 2015 e l'amministrazione non ha ancora lanciato i bandi per una nuova concessione. «In tutto questo ritardo - contesta Daniele, un bagnante degli organizzatori - noi vediamo il rischio del degrado e del divieto di balneazione. Chi provvederà a garantire la pulizia dell'arenile, la salvaguardia delle dune e, soprattutto, l'assistenza in mare?».  

L'ALLARME
Il ministero dell'Ambiente nel 2015 ha certificato che negli ultimi tre lustri la vegetazione sulla duna mediterranea di Capocotta è cresciuta di più di un terzo, esattamente, del 35%. «Questa spiaggia fino all'anno scorso - segnala Roberta, frequentatrice dai tempi del “buco” di oltre vent'anni fa - è stato un luogo sicuro grazie all'impegno degli ex gestori e alla loro collaborazione con le forze dell'ordine. Che ne sarà in futuro?». Ieri i partecipanti si sono uniti mano nella mano a formare un grande abbraccio, un cordone di protezione di Capocotta. Nell'estate dell'anno scorso oltre seimila persone hanno firmato la petizione “Capocotta: una spiaggia libera” per contestare eventuali tentazioni di privatizzazione. «In quest'area, la pratica del “lettino selvaggio” non è mai stata adottata - conclude Cristiana Avenali, ex presidente regionale di Legambiente - I servizi alla balneazione sono stati forniti garantendo livelli di qualità. Sarebbe una follia lasciar morire tutto questo».
 

Ultimo aggiornamento: 21:56