Roma, gestione campi rom, funzionarie inchiodate dalle firme false: «Sei capace? Copiale bene»

Mercoledì 22 Giugno 2016 di Sara Menafra
Roma, gestione campi rom, funzionarie inchiodate dalle firme false: «Sei capace? Copiale bene»
LE INTERCETTAZIONI
«Siamo le uniche potenti che stamo a risolve' tutto». Sono sicure del fatto loro Alessandra Morgillo ed Emanuela Salvatori, rispettivamente dipendente e funzionaria del dipartimento Politiche sociali del comune di Roma. Ricevono mazzette ma soprattutto aiuti per figli e figlie, tutti in cerca di lavoro. E in cambio favoriscono gli imprenditori che ottengono appalti per la manutenzione dei campi Rom. Una miniera d'oro dove nessuno controlla la qualità del servizio effettivamente erogato, come ha già dimostrato l'inchiesta Mafia Capitale (e infatti gli indagati, a cominciare dalla stessa Salvatori, sono in buona parte gli stessi).
LA FIRMA
Salvatori, che accettava che gli imprenditori le mettessero le mazzette direttamente nella borsa, in orario d'ufficio e quindi con consegna espressa negli uffici del Campidoglio, era disposta a fare praticamente qualunque cosa stando all'indagine che la vede accusata di corruzione e turbativa d'asta.
Si pone il problema di cambiare la firma di un dirigente - a sua volta indagato nel processo Mafia capitale - Angelo Scozzafava, quando per far in modo che un'azienda abbia il guadagno concordato da un appalto per i bagni di un campo, si deve far finta che quelli assegnati siano ottanta, anche se ne verrano forniti quaranta. La Salvatori, dice l'ordinanza è in dubbio, vorrebbe scrivere 120 bagni ma sembra troppo, poi si decide: «.... secondo me dobbiamo modificare i bagni e dobbiamo modificare la cifra ... dobbiamo un po' abbassarla ... che dici?». Quindi si passa alla stampa: «Perfetto, due copie Scozzafava Angelo firma in un modo particolare che tocca pigliare la...c'avemo la minuta e in caso vedemo la firma, tu la sai fare?». «Chi la mette la firma di Scozzafava?» e la domanda è accompagnata da una risata, annota il gip. Il dipendente, spiega: «Io sono specializzato in Giulioli...tu (riferito alla Salvatori ndr) ti devi specializzare su acerbi (n.d.r. si riferisce a Gabriella Acerbi, ex direttore del dipartimento)». Alla fine, l'amanuense giusta sembra essere Alessandra Morgillo, ora anche lei ai domiciliari. E Salvatori, quando la vede fare cinque firme quasi perfette di Scozzafava commenta compiaciuta: «Alla fine siamo diventati dirigenti noi ...».
«MI SERVE COME IL PANE»
Le intercettazioni raccontano anche come gli imprenditori in affari si preoccupassero in particolare di soddisfare gli interessi soprattutto di Salvatori e Morgillo. Chierici, che grazie al giro di amicizia con le due dipendenti riesce a risparmiare in particolare sulla bonifica dall'eternit dal campo nomadi di via Salaria - invece di bonificare, semplicemente interra le lastre cancerogene - vuole a tutti i costi far assumere la figlia di Morgillo dall'imprenditore Mirco Cutini, titolare di un'azienda che lavora nell'aeroporto di Fiumicino. Quando l'assunzione tarda chiama Cutini: «Senti quella mi serve come il pane quella (. ..) questa qui del Comune, guarda, fammi ...mi manda le delibere del Comune di Roma capito... allora gli posso comunicare che entro al 15 la chiamiamo? ». Cutini lo tranquillizza: « Mò io il 15 la citiamo per fare i corsi, deve venire a Fiumicino ( ... ). Quindi tranquillo, ho già messo già...» E Chierici: «Senti, però i corsi, tutte quelle cose lì ... le pago io, pago tutto io».
Ottenuta la promessa, che Chierici dovrà ripagare a Cutini facendogli rifare a spese proprie gomme e cerchioni, passa all'incasso con Morgillo. Lei è cerimoniosa: «Robe' ..... ma guarda che io. comunque sia, io te Io dico con tutt ... a parte che a te ti seguirò ti porterò sempre in avanti ...»; Chierici: «No, Emanue' .... ma a te, te voglio bene .... (incomprensibile) .... di amicizia, eh. Oggi ti dico n'altra soddisfazione, che ho fatto entrare un altro ragazzo, che me l'aveva chiesto prima di llaria». Morgillo: «Che poi... ti sono debitrice»; Chierici: «Non ti azzardare a di' na cosa del genere. Mi fai ... mi offendi così, dai»; Morgillo: «No, però c'hai un'amica su cui poter contare. ma veramente eh»; Chierici: «Eh. quello ce conto. Quello ce conto»; Morgillo: « Anche quando sarà il momento giusto, tu dimmelo».
 
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