Bengalese picchiato a Roma, i raid che partono dalle periferie «Se la prendono con i più bassi»

Martedì 31 Ottobre 2017 di Laura Bogliolo
Bengalese picchiato a Roma, i raid che partono dalle periferie «Se la prendono con i più bassi»


Un corpo a corpo tra violenza e ignoranza si trascina nei vicoli del Centro lasciando sui sampietrini tracce di sangue. Con una novità rispetto ai banglatour già tristemente noti: sempre più spesso, infatti, gli assalti partono dalle periferie. L'incubatore di odio spesso nasce da lì, dove si cresce tra degrado e indifferenza, e si amplifica nelle curve dello stadio dove razzismo e prepotenza si legano sempre di più al tifo. Loro, le vittime, le vedi fuggire, di corsa, non appena si accorgono del gruppo di ragazzotti pronti a tutto. Li cercano, li puntano e poi li avvicinano insultandoli, minacciandoli. Siamo a Campo de' Fiori, è sera, il bengalese che vende giochini da lanciare in cielo scappa all'improvviso. Lui sa che è meglio andar via: è stato puntato dal branco che si avvicina infuriato. Rabbia che non ha alcuna causa di esclusione di responsabilità: c'è solo prepotenza dietro quegli sguardi che si fanno sempre più cattivi. Di bengalesi ce ne sono molti in piazza, e allora il gruppo si sposta verso un altro venditore ambulante abusivo: sono le loro vittime preferite. Ultimi degli ultimi: spesso non in regola, non denuncerebbero mai quindi le aggressioni verbali e fisiche subite. Vittime scelte anche per un altro motivo fisico: sono piccolini di statura e i coraggiosi picchiatori preferiscono sfogarsi su di loro piuttosto che rischiare di prenderle. Come è accaduto nella notte tra sabato e domenica in piazza Cairoli a Kortik Chondro, 26 anni, lavapiatti regolare del ristorante Maranega a Campo de' Fiori: è stato scelto lui, proprio perché il più basso di statura.
 



Ed è così che nelle notti dei weekend scatta la «caccia al bengalese», la preda perfetta per chi non ha scrupoli, chi grida «negro di m....», «vai via dal mio paese...» e altre infamie. I gruppetti arrivano alla cinta esterna della città (gli ultimi da Acilia), sbarcano in Centro, insultano, picchiano e scappano. Altre volte vogliono rubare la merce che i cittadini del Bangladesh vendono abusivamente. Lo fanno per gioco, o per noia. E se l'ambulante non cede partono schiaffoni, spintoni, sputi e insulti. Raid notturni, quasi una moda, sempre più diffusa. Le forze dell'ordine non possono far altro che confermare una tendenza sempre più brutale.

LA PAURA
A gennaio un cittadino del Bangladesh è stato preso a bastonate e ha perso un occhio: siamo a Cinecittà, periferia Est di Roma. Delle indagini si occuparono i carabinieri della stazione Casilina diretti dal Capitano Nunzio Carbone. Nello stesso periodo si registrarono casi di aggressioni all'Appio. E, anche lì, si tratta di giovanissimi, pronti a picchiare e a insultare. «Vengono presi di mira spesso i bengalesi perché sono persone generalmente miti» spiegava ieri un investigatore. «Riceviamo spesso segnalazioni di aggressioni verbali e fisiche, i nostri connazionali non denunciano perché avere un avvocato comporta dei costi e soprattutto perché hanno paura di essere di nuovo picchiati». A parlare è Hasan Imam, segretario aggiunto di Dhuumcatu, associazione nazionale bengalesi in Italia che domenica organizzerà una manifestazione per dire «no al razzismo». Majd Hammad, titolare del ristorante Maranega a Campo de' Fiori dove Kortik fa il lavapiatti ieri ricordava: «Spesso aiutiamo bengalesi che vengono presi di mira da gruppetti di ragazzi». E ha aggiunto: «Siamo grati alle forze dell'ordine per quello che fanno, ovvio che se ci fosse un presidio fisso non accadrebbe mai nulla di spiacevole. Anche Sharif, il nostro cameriere egiziano picchiato insieme con Kortik ha deciso di sporgere denuncia». Kortik ieri ha ricevuto la visita di Hasan e di Michela Di Biase capogruppo del Pd: «Gli ho dato la mia disponibilità ad aiutarlo». La vittima del pestaggio ieri non aveva più le bende, ma il suo volto era ancora tumefatto: è scoppiato a piangere parlando della mamma che ha saputo dell'aggressione dalla tv bengalese. E anche ieri continuava a chiedere: «Perché mi hanno aggredito?». E ha aggiunto: «Non provo rabbia, ma ho paura di tornare a lavoro, di uscire e camminare per strada».

 

Ultimo aggiornamento: 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA