In macchina, mentre chiacchieravano sotto casa dopo una festa, e anche nel magazzino del museo che lui dirigeva: all'epoca, lei era solo una stagista e lui, il suo capo, le avrebbe messo le mani addosso e l'avrebbe baciata sulle labbra e sul collo. Per questo motivo lui, Romano Senczuk, ex direttore del Museo Leonardo da Vinci, è finito sul banco degli imputati con l'accusa di violenza sessuale aggravata: per il pubblico ministero avrebbe commesso i fatti con «abuso di autorità nelle relazioni di ufficio», si legge nel capo di imputazione.
LA DIFESA
L'ex direttore ha raccontato che la giovane si era integrata bene nell'ambiente di lavoro e che in diverse occasioni erano usciti in gruppo, insieme ai colleghi. Uno degli abusi, secondo l'accusa, e secondo le dichiarazioni della vittima, sarebbe avvenuto di ritorno da una delle serate. Erano stati insieme in un locale per festeggiare la fine dello stage di un'altra ragazza. Lui avrebbe accompagnato a casa la vittima e si sarebbero attardati in auto a fumare una sigaretta. A questo punto il racconto diverge nettamente. Lei dice di essere stata assaltata, mentre lui sostiene che la vittima avrebbe iniziato a parlargli con molta confidenza, utilizzando termini spinti e che, mentre si stavano avvicinando, lui l'avrebbe respinta perché era fidanzato. Un altro episodio sarebbe avvenuto all'interno del museo, in un magazzino. Anche in questo caso i racconti sono differenti: lei dice di essere stata molestata e palpata, mentre l'imputato ammette di essersi trovato nel magazzino insieme alla giovane, ma nega qualsiasi approccio. Una versione riportata anche dai testimoni della difesa. Per l'avvocato Dario Piccioni, che assiste la vittima, invece, «la persona offesa ha reso dichiarazioni del tutto chiare, lineari, attendibili. Non è emerso alcun intento calunniatorio da parte sua: siamo fiduciosi che la sentenza rispecchierà questi esiti dell'istruttoria».