Prostitute uccise a Roma, viaggio nelle case del sesso a pagamento. «Non incontro più tutti, ci sono troppi folli in giro»

Lilly, escort greca che opera in zona sud: «Blocco i violenti, ma questo è un incubo»

Giovedì 17 Novembre 2022 di Camilla Mozzetti
Prostitute uccise a Roma, viaggio nelle case del sesso a pagamento. «Non incontro più tutti, ci sono troppi folli in giro»

Ci sono pareti che nascondono stanze da molti conosciute ma, all’occorrenza, da tutti ignorate. Si sa dove pure in barba alle normative vigenti esistono ancora quelle che un tempo si chiamavano “case di appuntamento” per quel mestiere antico come il mondo che ieri, nel cuore della Capitale, è tornato a far parlare di sé. Tre prostitute morte per le coltellate inferte forse da una stessa mano e una storia di violenza e brutalità che rimanda, per l’efferatezza, alla fine degli anni Novanta.

All’epoca il killer si chiamava Donato Bilancia oggi se davvero si trattasse di un’unica mano, il nome dell’omicida per la Squadra Mobile che indaga sui casi resta da trovare ma nell’ambiente di chi alla strada ha preferito le quattro mura di un appartamento, sale l’angoscia e il timore di fare la stessa fine.

L’ANGOSCIA
Perché, appunto, quelle pareti che tutto coprono, nulla - e si è visto - proteggono. E allora per quelle donne che vengono violentate, pestate e pure ammazzate in mezzo alla strada ce ne sono anche altre che muoiono dissanguate per coltellate inferte alla cieca, al collo o al torace, laddove la lama può entrare nella carne. Si agitano le donne che esercitano la professione, quelle che sotto costrizione o per libera scelta inondano con le loro foto centinaia di siti di incontri. «Una cosa del genere mi preoccupa, non è normale» commenta Lilly, una ragazza greca che riceve i suoi clienti a Roma Sud. «I corpi di due donne li hanno trovati dentro un edificio, davanti all’appartamento in cui lavoravano - continua, con la voce spaventata ma ferma, come quella di chi vuole mantenere un certo contegno - Io quando mi accorgo che un cliente è violento, o quando altre ragazze mi raccontano di un cliente pericoloso blocco subito il suo numero sul cellulare. Quelle persone io le riconosco immediatamente, ma fatti come questo non devono succedere mai, a nessuna». La notizia l’ha letta «per caso su internet, perché nella zona dove lavoro stamattina non avevo visto più poliziotti del solito», e si è informata, perché «fa paura». C’è Tiffany - così si fa chiamare anche online ed è inutile provare a strapparle il suo vero nome di battesimo - che lavora a Roma Centro. 

I QUARTIERI
La “mappa” delle case di appuntamento è ramificata e insiste in quei quartieri dove il sesso a pagamento ha un prezzo preciso, un tariffario che non può essere onorato da tutti. Tiffany, dicevamo, capelli biondi e occhi celesti ma, confessa, usa le lenti a contatto colorate è spaventata: «Ricevo solo clienti selezionati - racconta - per ognuno di loro tengo una scheda, abitudini, professione, se sono sposati o se sono celibi, li conosco ormai ma dopo quanto accaduto non mi sento tranquilla». Chi può dire, in fondo, di conoscere davvero il proprio amante? Pure se la prestazione è continuativa ma a pagamento. «Una volta uno di loro di diede uno schiaffo - aggiunge - perché gli avevo detto di non tornare perché si era invaghito e questo non è mai un bene». Bloccato online, bloccato sul cellulare, l’uomo ha desistito. Forse non è stato lo stesso per le tre donne ammazzate ieri. Molte di loro da tempo hanno schermato le proprie “garçonnière” con telecamere a circuito interno, non sono collegate con nessuna sala operativa per ovvie ragioni ma servono ad aumentare il senso di protezione e in qualche modo la certezza che semmai qualcosa dovesse andare storto, c’è materiale per sporgere denuncia. Certo, «se l’aggredita in questione - conclude l’escort - non finisce ammazzata come quelle poverette».


 

Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA