Giandavide De Pau, il racconto: «Le cinesi e il sangue, poi il buio. In quella casa anche un altro uomo»

Minaccia di uccidersi, racconta di essere sotto psicofarmaci e di averli mischiati alla droga

Domenica 20 Novembre 2022 di Michela Allegri
Giandavide De Pau, il racconto del killer: «Le cinesi e il sangue, poi il buio. In quella casa anche un altro uomo»

Un buco nero dal quale si affacciano flash di orrore: «Ricordo solo il sangue, tantissimo. Ho provato a salvare quella donna, a tamponare la ferita che aveva alla gola, ma è stato inutile». Poi, il dubbio: «Ho visto che dietro a una delle porte dell’appartamento di via Riboty c’era un altro uomo, forse era anche lui un cliente.

Forse sa cosa è successo». E, infine, la fuga, delirante: «Sono corso in mezzo alla strada, avevo le mani completamente sporche di sangue. Fermavo le auto, ho vagato per due giorni senza mangiare e senza dormire».

«HO AVUTO UN BLACKOUT»

Durante le sette ore di interrogatorio in questura, a Roma, davanti al pubblico ministero Antonella Pandolfi, Giandavide De Pau non confessa gli omicidi di tre escort di cui viene accusato. «Non ricordo nulla, ho avuto un blackout», continua a ripetere, assistito dall’avvocato Alessandro De Federicis, interrompendosi più volte per cercare di frenare le lacrime. Minaccia di uccidersi, racconta di essere sotto psicofarmaci e di averli mischiati alla droga: «La sera prima di quello che è successo, mercoledì, ho incontrato un’amica cubana, è venuta da me e abbiamo consumato insieme stupefacenti». De Pau è accusato di triplice omicidio aggravato. Dice di avere contattato le due escort cinesi di via Riboty e di avere raggiunto l’appartamento in auto, ma nega di essere andato in via Durazzo dove, secondo gli inquirenti, prima di raggiungere le orientali, avrebbe ucciso Martha Torres Castano, una prostituta colombiana di 59 anni: «Non ricordo di essere stato in quella casa, mi contestate due omicidi, quindi non avrebbe senso negarne un terzo». Ma gli inquirenti lo ammoniscono più volte: hanno video e immagini che collocano l’ex autista di Michele Senese sulla scena di entrambi i delitti.

 

L’APPUNTAMENTO

Nella mente di De Pau un dato è certo: «Ho preso appuntamento con le cinesi. Era la prima volta che andavo nel loro appartamento, le ho contattate per telefono e poi sono andato lì in macchina». Ricorda gli istanti subito successivi alla mattanza: «La più giovane delle due aveva delle ferite, tantissimo sangue le usciva dalla gola. Ho cercato di tamponarlo, ma ad un certo punto mi è sembrato che fosse morta e sono fuggito. Nel farlo ho dimenticato lì il cellulare - è il senso delle parole del cinquantunenne - ho avuto paura di avere fatto qualcosa che non ricordavo. Ma non penso di essere capace di uccidere». Ripete di essere sceso in strada, sconvolto, «ho iniziato a fermare le macchine, dicevo che c’erano due donne morte e tanto sangue. Una macchina mi ha caricato e mi ha portato in ospedale, ma non sono entrato, mi hanno mandato via», avrebbe proseguito davanti al magistrato. E ancora: «Dopo aver vagato per due giorni sono andato a casa di mia sorella e di mia madre con i vestiti ancora sporchi, ero stravolto e sconvolto. Ho trovato una poltrona e sono crollato. Ho dormito per due ore, poi sono arrivati i poliziotti a prendermi intorno alle 6 di mattina». Il magistrato ha disposto il fermo a suo carico e nelle prossime ore l’uomo verrà ascoltato dal gip.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 03:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA