Era convinto che la moglie avesse una relazione con un uomo che lui conosceva e, ossessionato dalla gelosia, ha piazzato un gps sull’auto di lei e ha cominciato a spiare i suoi movimenti.
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L’AGGRESSIONE
Sono passati tre mesi e mezzo da quando un trentacinquenne del Quarticciolo ha deciso di trasformarsi in investigatore privato per cercare di smascherare la moglie e il suo amante. Aveva capito che la donna lo stava tradendo e ha cercato di incalzarla per settimane, senza successo. In agosto, ha perso la testa e ha pensato di farsi giustizia da solo: ha messo un gps nella macchina della donna e ha iniziato a spiare ogni suo spostamento. Quando ha visto che l’auto era parcheggiata a casa del presunto amante, ha preso una mannaia dalla cucina - un coltello da macellaio con una lama lunga 30 centimetri - e si è messo in viaggio. Si è presentato a casa del rivale deciso a massacrarlo e c’è quasi riuscito. Sul pianerottolo, proprio davanti all’ascensore, gli è saltato addosso coma una furia e lo ha colpito con violenza «all’addome, al torace, al volto e al capo - si legge negli atti della Procura - compiendo atti idonei a cagionare la morte». Ha continuato a inferire su di lui anche mentre era già steso in terra, senza forze: dopo avergli sferrato alcuni fendenti alla schiena e averlo fatto cadere, si è messo in ginocchio sopra il presunto amante e, immobilizzandolo con le gambe, ha continuato a colpirlo con il coltello da macellaio. Non lo ha ucciso: è stato provvidenziale l’intervento di un vicino di casa che ha intimato all’aggressore di andarsene e poi lo ha colpito alla schiena con un ombrello. La vittima ha riportato ferite gravissime: una delle coltellate ha perforato un polmone. Trasportato in codice rosso al policlinico Umberto I, l’uomo, che ha 39 anni, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Se il dirimpettaio non fosse andato a controllare sul pianerottolo, attirato dalle urla e dalle richieste di aiuto disperate, però, l’epilogo sarebbe stato molto diverso. La Procura non ha dubbi: l’indagato era deciso a uccidere e non c’è riuscito solo «per cause a lui non imputabili», si legge negli atti.
LA FUGA
Il trentacinquenne è fuggito, lasciando la vittima in un lago di sangue. Il marito geloso è stato arrestato poco dopo, con le accuse di tentato omicidio e di porto abusivo di armi. Incensurato, è stato trovato poco dopo l’agguato in via Locorotondo. Stava cercando di nascondersi. Aveva ancora in mano il coltello e indossava una maglietta sporca di sangue.